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Quanto sono “sagaci” le api!

 

Quanto sono “sagaci” le api!

Pubblicato nel 1901, La vita delle api di Maurice Maeterlink ebbe un successo immediato ed enorme, ma erano, quelli, anni nei quali il mondo stravagante e misterioso degli insetti attraeva ed affascinava.

«Senza nulla dire che non fosse già noto a quanti si occupavano di api», Maeterlink distribuì nel testo intuizioni fantastiche e, giunto «alle soglie di una scoperta, se la lascia, forse per intemperanza fantastica, per abuso di immaginazione, sfuggire. Parliamo del ‘linguaggio delle api”. Una delle scoperte più rivoluzionarie del novecento», sono parole scritte da Giorgio Celli nell’introduzione all’edizione italiana del 1979.

Scrivendo di tutto l’imprevisto che l’intervento dell’uomo sparge nelle dimore delle api, e basandosi sull’ipotesi che i loro inflessibili accordi non siano rigidi a tal punto da impedire una sorprendente abilità ad interpretare le circostanze, cita alcune prove del loro “ingegno” a trarne profitto. Ne proponiamo alcune nelle loro interezza per mantenerne la bellezza.

Fogli cerei innaturali
« … o anche la prova straordinaria dei fogli cerei faccettati a stampo, dove gli alveoli sono appena abbozzati da un sottile contorno di cera di cui le api afferrano immediatamente l’utilità e che stendono e rialzano con cura, in modo da formare, senza spreco di materiale e di lavoro, celle perfette».

Insidie
«Non riescono a  scoprire, in tutte le circostanze che non si presentino sotto forma di un’insidia tesa da una specie di dio maligno e beffardo, la soluzione migliore, la sola soluzione umana? Per citare una sola di tali circostanze naturali, ma del tutto anormali, se una lumaca o un topo si insinuano nell’alveare, dove sono subito uccisi, che faranno le api per sbarazzarsi del cadavere che presto ammorberebbe l’atmosfera? Se riesce loro impossibile portarlo fuori o farlo a pezzi, lo rinchiudono metodicamente ed ermeticamente in un vero sepolcro di cera e propoli, innalzato bizzarramente tra gli ordinari monumenti della città».

Tre tombe
«L’anno scorso, in uno dei miei alveari, trovai un’agglomerazione di tre di tali tombe, separate, come gli alveoli dei favi, da pareti intermedie, in modo da economizzare cera il più possibile. Le prudenti seppellitrici le avevano innalzate sui resti di tre chioccioline introdotte da un bambino nel loro falansterio. Di solito, quando si tratta di chiocciole, le api si contentano di coprire di cera l’orificio del guscio; ma in quel caso, essendo i gusci più o meno rotti e lesionati, avevano ritenuto più semplice un completo seppellimento; e per non intralciare l’andirivieni dell’ingresso, avevano scavato, in quella massa ingombrante, un certo numero di gallerie esattamente proporzionate, non alla corporature delle operaie, ma a quella dei maschi che sono circa due volte più grossi …».

Lo stagno non si addice al miele
Al termine di un originale esperimento, basato sull’interposizione di un disco di stagno alla base delle cellette e ideato per cercare di dimostrare che l’architettura esagonale delle cellette rientra nelle capacità delle api, Maeterlink incorse in « … un altro particolare curioso della sagacia delle api: le celle costruite sul disco di stagno non avevano altro fondo che il metallo stesso. Evidentemente gli ingegneri della squadra presumevano che lo stagno sarebbe bastato a trattenere i liquidi, e avevano giudicato inutile rivestirlo di cera. Ma poco dopo, essendo stato depositato un po’ di miele in due di quelle celle, probabilmente osservarono ch’esso si alterava al contatto del metallo. Allora si ricredettero, e coprirono tutta la superficie dello stagno con una specie di vernice diafana».

[Da, Maurice Maeterlink, La vita delle api, Rizzoli Editore, Milano, 1979, pagg. 70-71, 105].

Quanto sono “sagaci” le api! ultima modifica: 2021-06-05T18:59:54+00:00 da Giorgio Della Valle

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