Contro un mare di plastica
Progetto “Fishing for litter”
Presentati a Ferrara i dati finali del monitoraggio di Legambiente “Fishing for Litter – In rete contro un mare di plastica”, una delle principali esperienze nazionali di recupero di rifiuti da ambienti acquatici svoltasi la scorsa estate nell’area del Delta del Po, con il grande contributo della marineria di Porto Garibaldi.
In sei mesi 3.300 kg di rifiuti recuperati dai fondali adriatici da volontari e pescatori. Il 97% è costituito dalla plastica.
Confermato il dato allarmante delle calze per l’allevamento dei mitili: l’80% sul totale dei rifiuti raccolti.
Le proposte di Legambiente: “Con le istituzioni dell’Emilia Romagna costruiamo una regione libera dall’usa e getta e dalla plastica inutile anticipando la direttiva europea.
Il progetto ha visto impegnati 15 volontari di Legambiente – incaricati dell’attività di monitoraggio -insieme alle imbarcazioni aderenti alla Cooperativa della Piccola Grande Pesca, Clara spa, Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e Comune di Comacchio, con il supporto di Bio-On.
Grazie all’impiego di 45 imbarcazioni, per sei mesi volontari e pescatori hanno potuto raccogliere e smaltire correttamente i rifiuti finiti nelle reti durante le quotidiane attività di pesca. Rifiuti che, per la durata del progetto, sono stati conferiti in appositi cassonetti messi a disposizione da Clara sulla banchina.
L’attività si è svolta dal 27 giugno al 30 luglio 2018 ed è ripresa al termine del fermo pesca biologico, dal 9 settembre fino al 20 dicembre.
Con un totale di oltre 3.300 KG di rifiuti recuperati dai fondali adriatici, pari a 26.112 unità in 514 raccolte “barca-a-barca”, il monitoraggio ha messo in luce ancora una volta lo stato di salute compromesso dei nostri mari. Soprattutto se si considera che il 97% dei rifiuti è costituito da materie plastiche e solo il restante 3% del materiale è composto da materiali tessili (1%), metallo (1%), gomma, carta, legno e vetro (1%).
Per quanto riguarda l’utilizzo originario dei rifiuti recuperati, il 5% è costituito da materiale per il packaging, il 5% da shopper e buste di plastica, il 3% da materiali “food & drink” e il 4% da altro.
Il restante 83% riguarda invece le attività di pesca e acquacoltura, dato che fa emergere il grave problema delle calze per l’allevamento dei mitili, che sono l’80% del totale dei rifiuti raccolti.
Secondo gli operatori del mare, le cause dell’abbandono sono riconducibili a due fenomeni: il primo accidentale e conseguente alle mareggiate, che danneggiano i filari di mitili strappando le calze piene direttamente dai cavi del filare; il secondo fenomeno è riconducibile ad un atteggiamento sbagliato da parte di alcuni mitlicoltori, che tagliano le calze danneggiate abbandonandole alla corrente marina.
Durante la mattinata sono state presentate buone pratiche di prevenzione dei rifiuti, eliminazione dell’usa e getta e sostituzione di plastiche, che dimostrano come ridurre drasticamente il problema delle plastiche in mare sia una strada percorribile.
Alla luce dei dati allarmanti dello studio dell’associazione e della direttiva europea che metterà al bando la plastica usa e getta a partire dal 2021, Legambiente ha chiesto un impegno urgente alla Regione ed alle amministrazioni locali per anticipare i tempi della normativa aprendo un percorso virtuoso con i portatori di interesse.
“Per innescare un inversione di rotta nella gestione del problema della dispersione della plastica nell’ambiente – sottolinea Legambiente – chiediamo innanzitutto che vengano incentivate le esperienze di coinvolgimento dei pescatori nel recupero dei rifiuti accidentalmente pescati, e il coinvolgimento dei gestori locali per il recupero e smaltimento dei materiali raccolti. Per quanto riguarda il grave danno causato dalle calze dei mitili si potrebbero attuare provvedimenti che portino a scongiurarne l’abbandono nell’ambiente, in particolare attraverso un sistema di reso o controllo nel momento del rientro a terra”.
Le altre strategie d’azione che propone l’associazione si concentrano sulla riduzione dell’usa e getta soprattutto nell’ambito della ristorazione. Obiettivo: azzerare l’usa e getta nelle mense pubbliche. Nello specifico Legambiente chiede:
- l’istituzione di un Tavolo tecnico per la riduzione dei rifiuti al fine di strutturare strategie comuni per l’intero territorio regionale. Due gli obiettivi minimi da raggiungere nei primi 12 mesi: la definizione di norme uniche da parte di AUSL nelle varie province, per uniformare e semplificare l’abbandono dell’usa e getta legato alla ristorazione, e l’individuazione di strumenti di leva fiscale per favorire le opzioni riutilizzabili;
- di mettere a disposizione tramite un bando pubblico risorse economiche per finanziare progetti e azioni contro l’usa e getta, utilizzando anche le risorse gestite da ATERSIR che potrebbero essere un importante volano.
- un pacchetto di provvedimenti per la prevenzione dell’usa e getta, in particolare per stoviglie e contenitori per bevande nelle mense scolastiche. Un particolare focus andrà fatto per le feste e le sagre, con azioni che portino all’abbandono dell’usa e getta.
Considerando infine che una parte dei rifiuti presenti in alto Adriatico proviene dal Po, nel corso della mattinata sono stati presentati anche i risultati del progetto “Po d’Amare”. Allacciandosi a questa esperienza, Legambiente ha proposto di avviare una campagna specifica per ripulire le rive del Grande Fiume e prevenire la dispersione dei rifiuti in quelle aree.
I dati completi del progetto “Fishing for Litter – In rete contro un mare di plastica” sono disponibili al seguente LINK
Una galleria di immagini del monitoraggio è disponibile a QUESTO LINK
Un video riassuntivo del progetto è visibile QUI
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