Gli inceneritori, vecchi e nuovi, sono e rimangono industrie salubri di prima categoria.
Gli inceneritori emettono quotidianamente migliaia di sostanze pericolose, tossiche e cancerogene, solo in minima parte conosciute e per le quali vengono definiti i “limiti di legge”. I principali inquinanti tossici emessi sono: il Particolato (PM) soprattutto quello più fine e pericoloso (PM2.5 ed ultrafine), acido cloridrico, ossidi di zolfo e d’azoto, metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatci (IPA), benzene, diossine, policlorobifenili (PCB), furani. Queste sono tutte sostanze persistenti, bioaccumulabili, che non vengono solo respirate, ma che si accumulano nel suolo, entrano nella catena alimentare e ci avvelenano anche a tavola!
Gli abitanti di Forlì, forse unici in Italia, convivono da alcune decine di anni con due inceneritori a ridosso della città: quello per rifiuti urbani (HERA) da 120.000 tonnellate e quello per rifiuti ospedalieri (Ex- Mengozzi) da 32.000 tonnellate e forse ricordano che pochi anni fa polli ed uova analizzati in prossimità degli inceneritori risultarono al di fuori delle norme di legge per la presenza di diossine e PCB. Le analisi eseguite di recente sulle unghie di ragazzi forlivesi hanno mostrato la presenza di metalli pesanti alcuni dei quali “estranei” all’organismo percentualmente molto più presenti nei quartieri di nord–est della citt, dove le emissioni degli inceneritori si sommano al traffico autostradale ed alle emissioni delle zona industriale. A gennaio 2018 è stato pubblicato uno studio condotto a Pisa che ha confrontato la pericolosità del locale inceneritore con le emissioni industriali e del traffico veicolare da cui è emerso che i rischi più gravi per la salute derivano proprio dall’inceneritore ( + 79% di rischio di linfoma nei maschi!) , tanto che a maggio di questo anno ne è stata decretata la chiusura!
Va ricordato, inoltre, che i limiti di emissione imposti per legge riguardano solo alcuni inquinanti e sono stabiliti per individui adulti e sani di 70 kg (e non per organismi in accrescimento, fet, bambini, adolescenti, né per gli individui più deboli). Sono fissati per ogni singolo m 3 di fumo emesso, senza tener conto del volume complessivo dei fumi e di altre eventuali fonti emissive; non garantiscono affatto la salute, ma occorre sapere che indicano solo valori “considerati accettabili per un certo numero di casi di morte malat in un tempo stabilito”. Il richiamarsi al rispetto di tali limiti non autoassolve gli inceneritori dal creare un grave inquinamento ambientale; a tal proposito i dati che la stessa HERA con “Quadrifoglio” avevano garantito e dichiarato per la costruzione di un inceneritore da 136.700 ton a Case Passerini presso Firenze (progetto ora sospeso) avevano emissioni previste uguali a quelle calcolate coi limiti di legge per 5 inquinanti su 7.*135 mg di diossine corrispondono alla dose massima annua tollerabile per 2 milioni e mezzo di persone secondo le norme Europee (2pg/Kg peso corporeo/die) e per oltre 6 milioni di persone secondo i limifi USA (0,7 pg/kg/peso corporeo/die, molto più restrittivo)!). Il territorio comunale di Forld di abitanti ne ha solo centomila.
La documentazione scientifica continua a riportare da anni che nelle persone che vivono sotto l’influsso di inceneritori (anche di quelli di ultima generazione, che “rispettano i limiti di legge di emissione”) aumentano in modo significativo:
- mortalità complessiva;
- tumori maligni: linfomi non-Hodgkin, leucemie, mieloma multiplo, sarcomi, tumori infantili, tumori a polmone, stomaco, colon, fegato, mammella;
- asma, malattie respiratorie, e cardiovascolari (ictus, infarto del miocardio);
- malformazioni, specie dell’apparato urogenitale;
- nascite premature, bambini sottopeso e abortività spontanea;
- nel sangue di adolescenti residenti in prossimità di inceneritori sono state ritrovate elevate concentrazioni di piombo, cadmio, PCB e composti diossino-simili, associate a ritardo nella maturazione sessuale e ad insufficienza renale.
La Pianura Padana è una delle aree più inquinate d’Europa e gli inceneritori contribuiscono in maniera molto consistente a tale inquinamento. L’asserito recupero di energia è una giustificazione inesistente, perché consumano molto di più di quello che producono: se finalmente non ricevessero più gli incentivi di cui godono da oltre 25 anni (pagati da tutti noi!) rapidamente chiuderebbero i battenti.
Gli inceneritori restano non solo impianti insalubri e dannosi dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico, in quanto i ricavi sono incamerati da singoli e la comunità non ne riceve alcun beneficio, anzi! la popolazione riceve i veleni che quest impiant spargono e vede andare in fumo non solo la salute, ma anche risorse preziose e i tantissimi posti di lavoro che si creerebbero col porta a porta, il riciclo ed il riutilizzo dei rifiuti ( almeno 10 volte di più rispetto all’incenerimento), come paradossalmente è riconosciuto anche da chi vuole invece bruciarli!*
I Medici per l’Ambiente si battono per il diritto alla salute, con lo sguardo rivolto alle future generazioni ed alla tutela dell’ambiente. Una società che antepone l’aspetto economico alla salute delle persone è una società malata, anche perché non fa che aumentare sempre più il divario fra pochi sempre più ricchi e milioni di persone in difficoltà.
Già nel 2005, ben 409 medici forlivesi e con essi il Prof Lorenzo Tomatis, chiesero con un atto notorio che non si raddoppiasse la potenzialità degli inceneritori di Forlì e si avviasse la raccolta dei rifiuti “porta a porta”.
Occorre riprendere il controllo del territorio, lottando, a Forlì, contro questa insensato spargimento di veleni da parte di ben due inceneritori. La possibilità che abbiamo è quella di “affidarli”, riducendo al massimo i rifiuti da bruciare e favorendo, anche con qualche iniziale disagio personale, la raccolta porta a porta con tariffa puntuale.
Il primo obiettivo di una società equa e sana è quello di mettere al primo posto il diritto alla salute, il Bene più grande per ognuno di noi.
Medici per l’Ambiente – ISDE. Sezione di Forlì-Cesena
QUALE SISTEMA DI RACCOLTA PER RIDURRE I RIFIUTI DA SMALTIRE?
Sulla base dei dati ufficiali di produzione dei rifiuti 2017 forniti da ARPA Emilia Romagna l’Ecoistituto di Faenza ha raggruppato tutti i comuni con sistema di raccolta omogeneo, ricavando il dato medio di produzione procapite di rifiuto indifferenziato da smaltire, eliminando sia dai dati della provincia FC che per ogni gruppo i comuni turistici della costa per rendere i dati confrontabili. Nella tabella sono evidenziati solo i dati della provincia di FC e quelli dei sistemi di cui si è discusso nel dibattito sorto rispetto alla proposta di ALEA.Produzione media procapite 2017 di rifiuto indifferenziato:
- della provincia di FC con esclusione dei comuni turistici della costa.
- dei comuni a raccolta stradale con calotta per la tariffazione puntuale come nel comune di Imola con esclusione dei comuni turistici della costa
- dei comuni con raccolta porta a porta di indifferenziato e umido e raccolta stradale delle altre frazioni come nel quartiere Barca di Cesena
- dei comuni con porta a porta integrale (raccolta porta a porta di tutte le frazioni maggiori) come a Forlimpopoli
- dei comuni porta a porta con tariffa puntuale col metodo proposto da ALEA e realizzato negli 11 comuni della zona Carpi.
Sulla base dei dati precedenti e considerando sia i livelli di produzione nella provincia che la presenza di comuni turistici si ottengono, per i diversi sistemi di raccolta considerati nella tabella precedente, le produzioni in tonnellate di rifiuti indifferenziati, confrontati con la produzione provinciale del 2017 e con le quantità autorizzate di smaltimento dell’inceneritore di Forlì.A questi rifiuti vanno sommati gli scarti delle raccolte differenziate sempre più abbondanti, anche di 2-3 volte, quando sono raccolti con contenitori stradali.
L’unica speranza di spegnere l’inceneritore è dato dal metodo ALEA applicato anche a Carpi. Gli altri sistemi di raccolta permettono all’inceneritore di continuare a funzionare.
ECOISTITUTO DI FAENZA
RACCOLTA PORTA A PORTA CON TARIFFA PUNTUALE: DIAMO UN FUTURO AI NOSTRI FIGLI
Il 31 luglio a livello globale abbiamo consumato tute le risorse che il pianeta ha messo per quest’anno a nostra disposizione. Il 31 dicembre del 2018 ne avremo consumate il 171%.
Stamo depauperando il pianeta erodendo le basi stesse della nostra sopravvivenza.
Questo non perché manchino risorse sufficienti, ma perché siamo una società dello spreco, la società dell’usa e getta. Bast pensare che, come ha scritto il professor Segrè dell’Istituto di Agraria dell’Università di Bologna, gli scarti alimentari dell’Italia sarebbero sufficienti a sfamare l’intera popolazione spagnola.
È dal 1984, l’anno in cui abbiamo cominciato a consumare più risorse di quelle messeci a disposizione dal pianeta, che la situazione sta diventando sempre più drammatca. Tuto quello che consumiamo in più erode le capacità del pianeta a produrre per le future generazioni, che si troveranno ad essere più povere a causa della nostra insipienza.
La montagna di rifiuti che produciamo e inviamo a smaltmento tramite l’inceneritore (309 kg a testa di rifiuti urbani nella provincia di Forlì-Cesena nel 2017) è lo specchio di questo spreco.
Quando si parla di economia circolare, significa che occorre ridurre al massimo la produzione di rifiuti e inviare tutti quelli prodotti non in discarica o incenerimento, ma a riciclaggio, imitando in questo modo i processi naturali in cui lo scarto di un processo non è altro che la materia prima del processo successivo in cui tuto ritorna in circolo.
Eppure le esperienze italiane ed estere ci dicono che è possibile ridurre al massimo i rifiuti da smaltire e quindi gli sprechi. In Emilia Romagna l’esperienza migliore è quella della società pubblica AIMAG di Carpi che col suo modello di porta a porta con tariffa puntuale ha ridotto in 2 anni i rifiuti da smaltre a 54 kg ad abitante su una popolazione di 165.000 abitanti, pratcamente sei volte in meno degli sprechi dei cittadini della provincia di Forlì’ Cesena. Ma in altre situazioni più avanzate lo stesso modello sta portando a dimezzare ulteriormente i rifiuti procapite da smaltire.
È il modello di base che la nuova società pubblica del forlivese ALEA sta cercando di applicare nel suo territorio di competenza.
Gli altri modelli sono lontanissime da quest risultati, basti pensare che la raccolta stradale con calotta attuata a Imola produce rifiuti da smaltire oltre 3 volte, mentre la raccolta porta a porta che si attua a Cesena, di sole 2 frazioni e senza tariffa puntuale, ne produce poco meno di Imola.
Non c’è quindi scelta: se vogliamo che i nostri figli, e soprattutto i nostri nipoti possano continuare a godere dello stesso benessere ma senza i nostri sprechi, occorre che anche noi da subito cominciamo a darci da fare.
Ogni kg in più inviato a incenerimento o discarica è un kg di risorsa rubato alle future generazioni.
WWF Forlì-Cesena
Legambiente Lamone Faenza