Due città, due forme di ciclabilità
Un percorso in bici a Faenza ed uno a Imola, due città simili ma con due sistemi di mobilità ciclabile alquanto differenti, scorrevole quello di Imola quanto frammentato quello di Faenza.
Nei primi dieci giorni di settembre di quest’anno abbiamo realizzato e inserito nei nostri canali di comunicazione il lungo lavoro di aggiornamento sul sistema ciclabile faentino che cerchiamo di completare ogni anno.
Durante una riunione, sì ci riuniamo per discutere di ciclabili ma per fortuna in modo occasionale, ci siamo accorti che, non solo la costruzione di quei documenti, ma anche la loro lettura richiedono un po’ di tempo e anche un po’ di fatica.
Dunque, ci siamo chiesti, come rendere in modo più efficace quel poco o tanto di considerazioni che abbiamo raccolto in questi ultimi cinque anni? O, detto altrimenti, come raccontare in modo leggero ma aderente ai fatti le difficoltà che può incontrare un qualsiasi ciclista, sia che transiti per Faenza, sia che vi si muova tutti i giorni per le più varie ragioni?
Semplice: un sabato mattina di settembre due di noi, Luca e Giorgio, hanno fissato sul manubrio di una bici una videocamera e con quella hanno filmato il percorso a Faenza, quello che mostriamo nel primo video, con partenza sulla Via Emilia zona Albergo Cavallino e arrivo, sempre sulla Via Emilia, all’incrocio, verso Castel Bolognese, con Via Lugo.
Un percorso di circa 6,3 km che abbiamo effettuato due volte: la prima da est verso ovest rispettando in modo scrupoloso tutti gli attraversamenti stradali (il video) e la seconda, in verso contrario, attraversando le sedi stradali, quando possibile e in assenza di auto sopravvenienti, in sella alla bici. Semplicemente per confrontare i tempi: 38 minuti contro 24 minuti. Una precisazione: al ritorno non abbiamo seguito in tutti i suoi tratti il percorso di andata segnato in rosso nella mappa, ma ci siamo mossi in verso rettilineo passando dal centro di Faenza, altresì il percorso più semplice e veloce che di solito i ciclisti si aspettano.
Bene, li abbiamo contati: in totale abbiamo incontrato 26 attraversamenti, sei dei quali con precedenza accordata alle bici e gli altri 20 no. Non proprio il massimo per un ciclista, abituale o occasionale che sia.
E ci siamo chiesti: ma essere ciclista significa sottoporsi a questo martirio ovunque? Oppure si tratta di una prerogativa di Faenza? Se sì, dove trovare, nelle vicinanze, un esempio che contraddica quanto a Faenza è ritenuta la inevitabile norma?
Quale città vicina e con caratteristiche simili trovare se non Imola? Dunque, tempo di contattare un socio di Fiab di Imola e la settimana successiva, sempre un sabato mattina, abbiamo fatto un percorso ciclabile in quella città. Non riportiamo la mappa perché non sapremmo affatto ricostruire un percorso durato 2 ore e alquanto labirintico. Ma crediamo basti il video per segnalare una radicale differenza con Faenza.
Come non notare la differenza: su 22 attraversamenti solo uno non prevedeva la precedenza accordata alla bici!
A questo punto viene da chiedersi quali siano le ragioni che giustificano una così evidente differenza. Più volte ci è stato riferito nella sede della Consulta della Bici che spesso è la sicurezza a determinare le priorità nelle scelte dei tecnici che si occupano di progettare le piste ciclabili e a definire gli annessi diritti e doveri dei ciclisti che le percorrono. Crediamo sia davvero arrivato il momento di verificare quanto queste speculazioni corrispondano alla realtà e magari segnalare agli uffici competenti che il loro modus operandi si basa su conoscenze obsolete e non verificate.