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Meno Parchi Commerciali, più relazioni sociali

Faenza, 23 Maggio 2022 Comunicato Stampa

 

Meno Parchi Commerciali, più relazioni sociali

 

L’enfasi con la quale l’Amministrazione Comunale ha presentato il progetto “Motor Arena”, all’interno dell’area del vecchio e fallito complesso “le Perle”, oggi nuovo “Shopping Park” rilanciato da un altro fondo immobiliare, è assolutamente ingiustificata e fuori luogo.

L’idea che la cosiddetta “attrattività” dei nostri territori passi, non dalla valorizzazione delle eccellenze locali, ma da nuove megastrutture artificiali, siano essi centri commerciali, outlet, parchi a tema, ecc. è ormai superata dai tempi.

Per fare un esempio, nell’ultimo anno negli Stati uniti hanno chiuso i battenti circa 1.150 centri commerciali, un processo di declino già in atto, ma che ha subito una brusca accelerazione, anche per effetto del Covid. Secondo alcuni osservatori, negli USA, se per chi vive nelle grandi città la chiusura di un “Mall” non ha alcun effetto, la difficile situazione dei centri commerciali diventa significativa per le comunità americane di provincia, costruite senza piazze, senza spazi aggreganti, dove questa funzione viene espletata dai “Mall”.

Ma qui non siamo, fortunatamente, in America, noi le piazze, gli spazi aggreganti, le bellezze architettoniche, paesaggistiche, culturali e produttive le abbiamo, vediamo di salvaguardarle e valorizzarle, non di promuovere “non luoghi” che si caratterizzano solo per ulteriore cementificazione, induzione di traffico privato, ben oltre le previsioni del PUMS, relazioni solo commerciali.

Certo, l’autorizzazione per il “Parco Commerciale”, Faenza Erre e il fondo York Capital Management Europe, l’ha avuta, come conseguenza della scelta sbagliata delle passate amministrazioni per Le Perle.

Forse il fatto che quel progetto sia fallito dovrebbe far meditare anche sulle prospettive del nuovo progetto: è così certo che ci sia questa grande richiesta di nuovi spazi commerciali per 20 mila metri, con 40 nuove unità commerciali, una decina tra bar e nuovi ristoranti?

Se dovesse succedere, forse  ci sarebbe meno spazio per le attuali attività locali, da questo punto di vista è legittima la preoccupazione dei rappresentati delle attività commerciali.

La novità del cosiddetto “Motor Arena” non ci sembra possa realisticamente cambiare il quadro. Con tutto il rispetto per gli appassionati di motori, nelle varie declinazioni sportive o personali, sarebbe bene ricordare che anche la Motor Valley – per la verità più emiliana che romagnola – dovrà progressivamente cambiare, innovarsi, essere effettivamente più sostenibile. Pensiamo solo che al 2035 è stata fissata la data per lo stop alla produzione di motori a combustione interna (e diversi produttori si stanno già attrezzando). Questo progetto invece ha lo sguardo rivolto al passato.

In questa situazione, presentata con esagerati aspetti propagandistici dall’Amministrazione Comunale, ci preme sottolineare alcune questioni:

la prima è che le Amministrazioni pubbliche, in particolare il Comune di Faenza, non devono impegnare risorse pubbliche a sostegno di progetti privati che non hanno reali utilità sociali, oltre che scarse prospettive economiche;

rispetto alle legittime preoccupazioni sulle possibili ricadute negative sulle attività del centro storico, il problema non è chiedere ristori o più auto in centro, ma progettare un modo diverso di vivere la città, innovando e rivitalizzando tutte le attività, commerciali, produttive, culturali, fornendo ai cittadini servizi più appetibili e occasioni più interessanti che passare il tempo libero a fianco dell’autostrada;

Infine, anche legato a questa necessaria progettualità, andrebbero sul serio avviati dei percorsi di ascolto e partecipazione delle varie categorie sociali, l’Amministrazione Comunale parla spesso di partecipazione, ma ancora una volta le decisioni che prende si apprendono dai giornali o, per i più fortunati, c’è l’ invito alle conferenze stampa.

Meno Parchi Commerciali, più relazioni sociali ultima modifica: 2022-05-25T15:02:44+00:00 da Giorgio Della Valle

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