Faenza 31 01 2022 Comunicato stampa
Arena Borghesi
Rampicanti, per migliorare «una costruzione obbrobriosa»!
Fuori tempo le osservazioni dell’Assessore all’Urbanistica
Una maschera verde per mimetizzare l’ingombrante espansione del supermercato.
È quanto emerge da una recente intervista all’Assessore all’Urbanistica Ortolani che “scopre” adesso «una costruzione obbrobriosa alla vista», ma confida in un miglioramento con la modifica ai pannelli esterni, troppo alti, e con il loro rivestimento a base di vite americana.
Un semplice camouflage, trucchi adatti per lo più a correggere inestetismi superficiali, ma certamente inutili a nascondere l’ingombrante ampliamento del supermercato.
Sostenere che dei rampicanti possano rendere meno « obbrobrioso » il luogo, dopo che è stato pesantemente stravolto a livello urbanistico e paesaggistico, è stravagante!
Come neppure si può sostenere che una fila di nuovi alberelli, piantati a ridosso del nuovo fabbricato, possa compensare la perdita di uno spazio alberato di 300 metri quadri.
L’impatto dell’ampliamento del supermercato era già ben evidente fin dalla presentazione del primo progetto (risalente a undici anni fa! ). Ma l’Assessore se ne accorge adesso.
Sostiene che l’approvazione del progetto fu obbligata da motivi economici. E aggiunge che in quegli anni «venivano richiesti sforzi di immaginazione a fronte di sacrifici immensi per riuscire a tutelare il patrimonio pubblico».
In realtà, su Arena Borghesi non è stato fatto nessuno «sforzo di immaginazione».
Quando nel 2015 il RUE, Regolamento Urbanistico Edilizio, previde la possibilità del suo recupero tramite un accordo di programma tra Comune e privati, esisteva già da un anno la legge Art Bonus, che permette di coinvolgere i privati nella tutela del patrimonio culturale attraverso il mecenatismo.
Alla base di tutto c’è il fatto che l’Amministrazione Comunale non ha mai considerato il luogo Arena Borghesi, come un bene culturale e paesaggistico.
E così si permise di edificare sull’area alberata quella che oggi l’Assessore definisce «una costruzione obbrobriosa».
Una decisione infelice che ha allargato una ferita urbanistica creata nel 1981 con la costruzione del supermercato e aggravato l’impatto sul paesaggio del viale Stradone.
In totale contraddizione con la pianificazione urbanistica che fin dagli anni ’90 è indirizzata sui temi della qualità ecologica e della tutela del paesaggio.