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“Meraviglie a Faenza” – Ecoquartiere di San Rocco: la rivalsa dell’inula

Ecoquartiere di San Rocco: la rivalsa dell’inula

Là dove c’erano distese di macerie ora c’è un prato giallo

L’inula è una pianta arbustiva che ricaccia vigorosamente dopo ogni sfalcio diventando invasiva e comportandosi come infestante nei pascoli degradatati e nei filari delle piantagioni arboree. Le sue foglie, vischiose ed emananti un accentuato aroma resinoso, non sono gradite dal bestiame. Ha una robusta radice rizomatosa che la tiene ben salda al suolo, e in Toscana veniva, un tempo, chiamata “spacca buoi”, perché la sua eradicazione richiedeva un faticoso lavoro. Inevitabile che fosse contrastata energicamente dagli agricoltori e tenuta confinata nelle aree marginali.

Ma negli ultimi decenni l’abbandono da parte degli agricoltori di vaste aree collinari ne ha garantito la diffusione. Pianta rustica, eliofila ed in grado di adattarsi ai terreni poveri, siccitosi e pietrosi la si può trovare ovunque: negli incolti, nei ruderi, lungo le strade, nelle rupi e sulle scarpate.

Allora, quale luogo migliore per insediarsi di un cantiere abbandonato? Suolo degradato, pietroso e siccitoso, inospitale per altre essenze botaniche, isolamento ed esposizione al sole. Tutto quanto può trovarsi anche nel cantiere abbandonato del mancato ecoquartiere di San Rocco. Come avrebbe potuto l’inula rinunciare ad una simile occasione? Eccola apparire, dunque, e riappropriarsi del luogo, estendensosi e stendendo un pietoso velo colorato sulle macerie.

Pianta interessante l’inula. Nello specifico, ci azzardiamo ad identificare le piante diffusesi nel cantiere quali appartenenti alla specie Inula viscosa L. (Aiton), specie comune nelle regioni mediterranee.

Le foglie amplessicauli, avvolgenti il fusto nella parte in cui sono inserite,

i fiori riuniti in capolini gialli, infiorescenza composta da numerosi fiori, gli esterni con ligula gialla e quelli interni con corolla tubulosa,

riuniti in lunghe pannocchie terminali,

visitati dalle api sia per il nettare che per il polline.

Il polline è di un giallo così intenso che le api che hanno bottinato sull’inula sono immediatamente visibili nell’alveare. Sebbene il miele di inula, peraltro raro, non sia apprezzato per la tendenza a cristallizzare in modo grossolano e per un alto tenore in acqua imputabile all’epoca di raccolta, la fioritura di questa pianta arbustiva perenne è importante per l’apicoltore. L’abbondante produzione di nettare e la fioritura prolungata garantiscono, in media un anno su due, un buon raccolto, anche più di un melario per famiglia. In alcune zone del centro Italia si usa dire che sull’inula le api “murano” i favi, cioè li intasano di miele limitando la regina nella deposizione della covata. Per tutte queste ragioni la fioritura viene sfruttata per sviluppare gli sciami e garantirsi forti famiglie nella primavera successiva.

Dunque, benvenuta inula.

 

“Meraviglie a Faenza” – Il mancato ecoquartiere di San Rocco

 

“Meraviglie a Faenza” – Ecoquartiere di San Rocco: la rivalsa dell’inula ultima modifica: 2020-09-28T16:43:25+00:00 da Giorgio Della Valle

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