Assemblea Aperitivo
di Legambiente Lamone Faenza
Quando
Venerdì 14 Aprile 2023 alle ore 18.30
Dove
Sede di Legambiente Lamone Faenza
in Corso Matteotti 4/7 a Faenza
Ordine del giorno
Valutazione delle iniziative svolte nell’anno 2022 e illustrazione delle iniziative da sviluppare nel 2023.
Approvazione bilancio consuntivo 2022, preventivo 2023.
Varie ed eventuali.
La partecipazione è aperta a tutte le persone interessante.
Un essenziale elenco dei temi
- Energia
- Economia circolare
- Mobilità
- Progetto Bee Kind
- Uso del territorio (il Piano Urbanistico Generale – PUG)
L’impegno del Circolo Legambiente Lamone per la transizione ecologica
In vista della prossima assemblea ordinaria dei soci – del 14 aprile – e nella prospettiva del congresso nazionale di fine anno – avanziamo alcune linee di iniziativa da discutere con i soci, i simpatizzanti e con tutti i contatti, singoli e associativi, che come circolo intratteniamo nei nostri territori.
Il termine “transizione ecologica” (così abusato e contemporaneamente disatteso) a fronte delle pesanti emergenze che stiamo attraversando, ambientali, climatiche, energetiche, sociali – solo amplificate dal drammatico conflitto russo-ucraino – sta a indicare la necessità di cambiare strategie politiche, amministrative, gestionali, per cominciare a modificare il modo di produrre, di consumare, di abitare, di muoversi…
Uno dei fondamenti della transizione è accelerare l’uscita dalle fonti fossili, pertanto, al di là di quanto serve per affrontare la situazione immediata, tutti i progetti e le risorse dovrebbero essere concentrati sullo sviluppo di tutte le fonti rinnovabili, sul risparmio e l’efficientamento energetico.
Il contrario (o quasi) di quanto sta avvenendo soprattutto in Italia, ma anche in Europa.
La necessità di affrancarsi dagli approvvigionamenti di Gas dalla Russia non dovrebbe prevedere semplicemente la sostituzione con altri fornitori egualmente problematici, né programmare grandi investimenti – nuovi gasdotti e trivellazioni, nuovi rigassificatori (addirittura qualcuno ne vorrebbe 2 a Ravenna) di nuovo il nucleare, ecc. – che, oltre a dare scarsi risultati – e solo fra qualche tempo – ipotecherebbero per decenni il vecchio sistema energetico fossile, con tutti i suoi danni.
Come Legambiente abbiamo aderito e aderiremo alle diverse iniziative di protesta (purtroppo a volte frammentate) contro i rigassificatori e il perpetuarsi del modello fossile (eravamo a Piombino l’11 marzo, saremo a Ravenna a maggio, ecc.).
Contemporaneamente, oltre alle azioni di protesta, occorre non solo indicare le necessarie alternative ma, per quanto possibile, impegnarsi per realizzarle.
Per quanto riguarda l’energia, Legambiente denuncia i colpevoli ritardi sugli ostacoli che frenano lo sviluppo delle fonti pulite: in Italia sono 1364 gli impianti in lista d’attesa, in Emilia-Romagna sono23 in attesa di valutazione (come si può vedere nel recente report Scacco matto alle rinnovabili 2023).
E tenta di attivare in ogni territorio tutte le iniziative che possono accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’efficientamento nell’uso appropriato di tutte le risorse, l’aumento dell’elettrificazione dei consumi e degli accumuli.
Altrettanto deve essere messo in atto sullo sviluppo dell’economia circolare, sulla mobilità, sull’uso del suolo, sul contenimento degli sprechi dell’acqua…
Su tutto questo è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica, gli amministratori, le associazioni economiche e produttive, le aziende, i sindacati, le associazioni sociali, dei consumatori, ecc. fino ad arrivare ai singoli cittadini… affinché ognuno cominci a mettere in atto tutte le azioni concrete che possono essere nelle proprie disponibilità.
Alcune linee (sommarie) di iniziativa
Energia
Nel passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) assumono il ruolo di co-protagonisti della transizione energetica, se riescono a coinvolgere famiglie, imprese, ma anche associazioni di vario tipo, Enti Locali, ecc. nella costruzione di impianti fotovoltaici traendo dalla vendita di energia e dagli incentivi le risorse economiche per realizzare le proprie finalità, al netto dei costi di costruzione ed esercizio dell’impianto.
Tra queste finalità può stare anche un contributo ad affrontare la “povertà energetica” per settori sociali più fragili, oltre che incidere sulla diminuzione del carichi di rete e poi stimolare cittadini e imprese a razionalizzare ed efficientare i propri consumi, anche attraverso la riduzione (o la sostituzione) dell’uso del gas metano fossile con l’energia elettrica, ad esempio con la diffusione delle pompe di calore, di piani a induzione, mobilità elettrica, ecc.
Parallelamente, è utile citare – per evitare dubbi e confusioni con le CER – il caso delle Comunità Solari che hanno una loro specificità, derivando da una esperienza precedente avviata nel Comune di Medicina: invece di accedere alla normativa e agli incentivi nazionali, utilizzerebbero, per corrispondere il premio sull’energia auto-consumata, i contributi associativi degli aderenti e un fondo privato versato dalle aziende per Responsabilità Sociale d’impresa. Tuttavia, se non si procede ad installare nuovi impianti di produzione energetica, si rischia una operazione poco più che virtuale.
In attesa che, finalmente, vengano emanati i decreti attuativi per le Comunità Energetiche (di cui comunque si conoscono quasi tutti i dettagli tecnici) dopo la Legge Regionale, sono stati avviati alcuni bandi regionali per finanziare studi di fattibilità (di cui 2 dovrebbero interessare anche i nostri territori),
L’interesse da parte di molti soggetti potenzialmente interessati ad avviare progetti concreti sta sviluppando collaborazioni tra vari interlocutori per promuoverne lo sviluppo, come il recente Protocollo d’intesa tra Regione, multiutility, CNA e Confartigianato e il Patto di collaborazione tra le Centrali Cooperative e le Associazioni dei Consumatori.
Contemporaneamente si moltiplicano proposte da parte di operatori privati del settore (fornitura di consulenza per l’aggregazione dei soggetti interessati, richiesta di affitto per spazi disponibili, fornitura di impianti chiavi in mano, gestione delle pratiche burocratiche, proposte di finanziamento, ecc.) tutte iniziative legittime, ma piuttosto che lasciare ognuno a orientarsi per se, sarebbe necessario un luogo di confronto e coordinamento di tutti i soggetti, pubblici e privati interessati (Amministrazioni, tecnici, associazioni, amministratori di condominio, parrocchie, imprese, sindacati, ecc.).
Assieme ad altre Associazioni, abbiamo avanzato all’Amministrazione dell’Unione della Romagna Faentina l’ipotesi che il tavolo di consultazione permanente, previsto dal PAESC, possa essere la sede opportuna, dalla quale potrebbe scaturire anche l’avvio di una sorta di “Sportello informativo” gestito dal pubblico (eventualmente anche con il coinvolgimento – sulla base di uno specifico protocollo – di rappresentanti e tecnici delle Associazioni) per fornire a cittadini e altri soggetti informazioni generali e una prima assistenza tecnica su ipotesi di progetti.
L’Amministrazione ha preannunciato un incontro per il prossimo 18 aprile che può essere la sede per approfondimenti più precisi.
Sarà importante socializzare tra i partecipanti le propensioni dei vari soggetti e tutte le informazioni disponibili: su eventuali dati sulle prime manifestazioni di interesse da parte di cittadini e imprese;
su una prima verifica sugli spazi, pubblici e privati, idonei alla collocazione di impianti (importante la verifica della Pastorale Sociale della Diocesi sugli spazi nella propria disponibilità, oltre al censimento che le Amministrazioni pubbliche hanno svolto); così come la verifica sulla possibilità, nel RUE del prossimo PUG, di ampliamento della collocazione di impianti sui tetti dei centri storici, come sta facendo il Comune di Bologna.
Questa strategia di transizione energetica deve tenere conto delle specifiche caratteristiche di ogni territorio, e quindi promuovere tutti i possibili interventi per la produzione e l’efficientamento energetico che coinvolgono il sistema produttivo di ogni settore, con un ruolo significativo delle imprese, delle loro associazioni e dei sindacati. Anche nei comparti agricoli, andrebbe stimolata la sperimentazione di impianti agrivoltaici, che non siano sostitutivi, ma integrativi, alle normali produzioni agricole.
Questi interventi, oltre a dare vantaggi immediati, possono indurre anche innovazioni importanti sul funzionamento delle imprese, sui cicli di vita e la tipologia dei prodotti e dei servizi.
Va tenuto anche presente che per i piccoli comuni, sotto i 5.000 abitanti, (ne abbiamo 2 nell’Unione della Romagna Faentina) si attende l’attivazione del fondo PNRR a loro dedicato (ben 2,2 miliardi) finalizzati anche allo sviluppo delle Comunità Energetiche.
Così come andrebbero approfondite situazioni di diverse aziende che, già ora, producono energia da fonti rinnovabili, in surplus rispetto ai loro fabbisogni (tant’è che il territorio faentino è un esportatore netto di energia elettrica). Queste aziende potrebbero essere coinvolte per sperimentare, con gli stessi, o analoghi, meccanismi delle C.E.R., la fornitura di energia ad altre aziende o a “utenze deboli” (individuate dalle Amministrazioni Locali) invece che semplicemente cederla al GSE, dando quindi un contributo all’elettrificazione dei consumi energetici nel nostro territorio.
Tutto questo sarebbe in coerenza con il Piano strategico 2030, dell’Unione della Romagna Faentina, che prevede l’impegno a Incentivare la produzione di energia in modo autonomo e sostenibile attraverso fonti rinnovabili, creando una “Unione auto-sostenibile” dal punto di vista energetico.
Il 26 maggio, in collaborazione con la Palestra della scienza, si sta organizzando una conferenza “Facciamo il punto sulle comunità energetiche… a Faenza” Conteremmo per quell’epoca di avere qualche progetto operativo.
Economia circolare
Anche questo è un termine abusato, dovrebbe indicare “un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”.
Andrebbe applicato a tutti i sistemi produttivi e anche ai modelli di distribuzione e di consumo, ma intanto possiamo cominciare ad occuparcene partendo dal ciclo dei rifiuti e, nello specifico, cogliendo l’occasione del cambio (seppur in ritardo rispetto ad altre città) del sistema di raccolta in corso.
Avremmo preferito che anche nel centro storico fosse prevista la raccolta porta a porta integrale, che forse avrebbe potuto contenere la concentrazione di rifiuti fuori dai cassonetti che stiamo vedendo. Ma anche nelle zone con la raccolta integrale, qualche problema si evidenzierà, in particolare per nuclei famigliari in appartamenti molto piccoli, senza spazi esterni; o per la presenza di anziani o bambini molto piccoli quindi con la necessità di smaltire molti pannolini, oppure per la questione dello smaltimento di sfalci e ramaglie per chi ha un giardino… per i quali servono risposte precise ai cittadini.
Tuttavia, la prima questione da promuovere è un cambio nei comportamenti da parte di tutti: vale per ogni singolo cittadino, come per le attività economiche e produttive, che devono organizzarsi per produrre meno rifiuti e poi per smaltirli nel modo corretto secondo le regole; ma perché questo possa avvenire, è necessario che chi ha il compito di organizzare la raccolta, ossia Hera, metta a disposizione i servizi e il personale qualificato necessario. (ampiamente fattibile, anche visti i recenti dati sui risultati positivi dei bilanci di Hera).
Per questo crediamo fondamentale che i cittadini segnalino le criticità e i possibili disservizi, segnalandoli tempestivamente agli sportelli di Hera e all’Amministrazione Comunale; noi stessi, come Legambiente, siamo a disposizione per raccogliere segnalazioni e fare le necessarie pressioni per trovare soluzioni.
In attesa di arrivare alla ”Tariffa puntuale” – che dovrebbe tener conto solo del rifiuto indifferenziato effettivamente prodotto – ma che è stata annunciata solo per la fine del 2024 o il 2025, gli importi della TARI restano alti, anche considerando che non è più prevista la scontistica sulla carta che veniva raccolta. Resta quella sui materiali che verranno portati direttamente all’isola ecologica, ma a questo proposito segnaliamo che, col passaggio dalla gestione da Hera all’Amministrazione, è molto più difficile che i cittadini possono ricevere un riscontro preciso sui materiali riciclati. Anche questo disservizio dovrebbe essere risolto.
Più in generale c’è da aspettarsi che col nuovo sistema di raccolta, una volta finito il rodaggio, vi sia un aumento della qualità dei materiali differenziati e diminuzione degli indifferenziati e quindi si riduca lo smaltimento in discarica e negli inceneritori.
Anche questi sono dati che l’Amministrazione e Hera devono rendere pubblici.
Sempre a proposito di riciclo e riutilizzo vi sarà poi da concretizzare l’avvio del Centro di Riuso che potrà essere utile per dare una seconda vita ad oggetti che altrimenti aumenterebbero i materiali da smaltire.
A proposito di rifiuti. Puliamo il Mondo è l’edizione italiana dell’evento internazionale Clean up the World. Si svolge in Italia dal 1993 e a Faenza dal 1995 grazie all’impegno di Legambiente e alla collaborazione di associazioni, scuole, aziende, comitati e amministrazioni locali.
Legambiente è stata una delle prime Associazioni a lanciare l’idea della raccolta dei rifiuti abbandonati, e oggi in tanti si organizzano per pulire parchi, spiagge, strade… tutte cose utili, ma forse preliminarmente sarebbe necessario diffondere la necessità di non abbandonare i rifiuti, oltre che produrne meno. Per questo stiamo sviluppando una intensa attività con le scuole, a partire da quelle elementari, coinvolgendo tutti i plessi: nel 2022 circa 1300 studenti con le loro insegnanti in orario scolastico hanno parlato di risorse, non di rifiuti e poi, con guanti e pettorine, sono andati per Parchi e giardini a raccogliere tutto ciò che era stato abbandonato sul suolo.
Mobilità
Il tema della mobilità a Faenza può essere riassunto da un dato: circa il 64% dei faentini utilizza l’auto per muoversi in città e la preponderanza degli spostamenti ha una durata inferiore ai 15 minuti. Per confronto, il trasporto pubblico locale raccoglie solo il 2% dei faentini in movimento e, non bastasse, l’uso dell’auto in città è cresciuto con regolarità negli ultimi decenni.
Il Comune di Faenza, con l’adozione del PUMS, si è posto il compito di ridurre in modo significativo, nei prossimi anni, gli spostamenti in auto, trasferendoli al trasporto pubblico locale e alla bicicletta. E gli obiettivi sono ambiziosi: entro il 2030 la modalità auto dovrà scendere dal 64% (anno 2015) al 41% e, contemporaneamente, la modalità attiva (piedi e bici) dovrà salire al 33% e il trasporto pubblico locale raggiungere il 22%.
Gli interventi per capovolgere il modo di intendere e di praticare la mobilità a Faenza non potranno che essere numerosi, diversificati e, soprattutto, felicemente integrati tra di loro. A titolo di esempio ne citiamo alcuni: estendere le zone pedonali, quelle a traffico limitato potenziando il controllo degli accessi, ripensare la logistica e la distribuzione delle merci, mettere in rete i parcheggi scambiatori e collegarli ad un sistema di trasporti locali potenziato, rivedere la mobilità ciclistica e pedonale.
In questi anni Legambiente si è occupata, in collaborazione con FIAB Faenza, e con particolare impegno, della mobilità ciclistica per almeno due ragioni: perché è a questa forma di spostamento che il PUMS attribuisce un ruolo chiave per il futuro di Faenza e perché il sistema della ciclomobilità presenta serie criticità, tra le quali emergono la prevalenza quasi totale delle piste ciclopedonali e la diffusa frammentazione delle piste stesse, con la conseguente assenza di assi ciclabili continui in grado di collegare luoghi strategici della città. Abbiamo verificato queste problematiche sul campo, realizzando nel 2019 e aggiornandolo annualmente un censimento delle piste ciclopedonali di Faenza e riportandolo su una mappa cartacea e successivamente su una mappa digitale.
Per dare uno sbocco alla nostra iniziativa, convinti di poter dare un contributo tecnico ad un piano che si ponga l’obiettivo di rivedere in toto il sistema della ciclomobilità a Faenza, da tempo partecipiamo alle riunioni della Consulta della Bicicletta. Il bilancio dell’esperienza, a due anni dal suo inizio, è poco confortante: dopo un tergiversare continuo, alla fine dello scorso anno abbiamo ottenuto che all’interno della consulta si creassero gruppi di lavoro su temi specifici e, insieme a FIAB, ovviamente, abbiamo aderito a quello sulla mobilità sostenibile; alla fine dello scorso anno abbiamo presentato un’idea operativa, di facile e veloce attuazione, ossia le cosiddette “case avanzate”, valutata positivamente dei membri della Consulta ma non abbiamo avuto se non una risposta evasiva dalle istituzioni; da tempo richiediamo un incontro con i tecnici del comune, ma a tutt’oggi niente è avvenuto. Abbiamo convenuto che l’ultima possibilità che ci concediamo per continuare a partecipare alla Consulta sarà l’esito dell’incontro con i tecnici: solo un’apertura ad una riprogettazione delle piste ciclopedonali che si ponga l’obiettivo di “ricucirle” per renderle facilmente fruibili e realmente alternative all’uso dell’automobile sarà la condizione discriminante della nostra futura partecipazione a questa istituzione.
Progetto Bee Kind
Il progetto Bee Kind, iniziato due anni fa con una campagna di crowdfunding necessaria per la raccolta fondi, è di fatto attivo dalla primavera dello scorso anno: nel parco del Museo Malmerendi è collocato un piccolo apiario per il monitoraggio ambientale, l’attività didattica e la produzione di modeste quantità di miele.
Monitorare l’ambiente: le api di un solo alveare sono tantissime, lavorano intensamente e perlustrano una estesa zona con capillarità, raccogliendo e trasferendo nell’alveare frammenti, molecole del territorio, fornendone un’immagine che ci può aiutare a capire meglio il suo stato di salute.
L’azione di monitoraggio dello stato di inquinamento cittadino è stata attuata lo scorso anno in collaborazione con il Prof. Claudio Porrini dell’Università di Bologna e con il CONAPI (Consorzio Nazionale Apicoltori). I risultati saranno presentati dallo stesso Porrini il 12 aprile nell’ambito di un incontro inserito nella Settimana di Cultura Scientifica e Tecnologica.
La didattica, cioè fare dell’apiario un luogo di educazione rivolto alle studentesse e agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, dalle materne fino alle superiori. Le “lezioni” si svolgeranno all’aperto, a diretto contatto con la colonia di api, e nell’aula magna del museo con l’approfondimento di temi che attengono alla storia naturale delle api. L’arnia B-BOX svolgerà in questo ambito un ruolo di fondamentale importanza: le pareti trasparenti permettono di osservare le api in totale sicurezza e appositi sensori inseriti nella colonia faranno seguire lo sviluppo della famiglia di api tramite una specifica applicazione. Inizieremo il 20 aprile con una mattinata dedicata a due classi elementari e ad una classe media. Confidiamo di poter estendere l’iniziativa a sempre più classi.
Uso del territorio (il Piano Urbanistico Generale – PUG)
Sul consumo di suolo, pur con i limiti della legge regionale sull’urbanistica, la predisposizione del Piano Urbanistico Generale (PUG) può essere una occasione per limitare concretamente il consumo di suolo, puntando invece alla rigenerazione urbana. Per questo è necessario che il confronto con l’Amministrazione riparta oltre i primi risultati della documentazione sul percorso partecipativo “orizzonti comuni”, e del “quadro delle conoscenze e degli obiettivi strategici” per poi arrivare alla Proposta di Piano che la Giunta dell’URF dovrebbe assumere tra breve.
Allegato
L’impegno del Circolo Legambiente Lamone per la Transizione Ecologica