Antenna e telefonia
Qualche considerazione sulle emissioni elettromagnetiche
Sulla questione degli effetti negativi dovuti alle emissioni elettromagnetiche degli impianti di telefonia mobile Legambiente, assieme a tante altre associazioni e comitati, continua l’iniziativa per impedire che la normativa italiana, più restrittiva di quelle di altri paesi europei, venga modificata dagli attuali 6 volt per metro ad addirittura (a) 61 V/m, come richiesto dai gestori delle telecomunicazioni per estendere la rete 5G.
In questo quadro (che) è necessario affrontare anche le recenti proteste, petizioni ed esposti, contro due nuovi impianti in provincia di Ravenna: quello nel parco adiacente a via Lanzani a Ravenna e quello nella zona degli orti Auser in via Monte di Pietà a Faenza.
E’ assolutamente legittimo e comprensibile che, a fronte dell’avvio di questi e di altri cantieri in oggetto, i cittadini interessati si preoccupino per i possibili effetti dannosi sulla salute degli esposti, in particolare quando non è stata fatta nessuna informazione da parte dei Comuni, come invece previsto dalle norme. Spesso queste proteste sfociano nella richiesta di sposare altrove gli impianti, cosa di nuovo comprensibile, ma riduttiva: se vi sono effettivamente dei pericoli, la soluzione non può essere quella di spostarli altrove.
Legambiente non è e non potrebbe essere contro la diffusione dei ripetitori per la telefonia mobile, ritiene che serva piuttosto la scelta di collocazioni adeguate, non nei pressi di aree sensibili (sanitarie, assistenziali, scolastiche, nelle zone di parco classificate A, ecc.) e che, nelle aree possibili, (restando) le emissioni restino comunque sotto le soglie dei 6 v/m e 100 mw/mq, previste dall’attuale normativa italiana, che invece i gestori delle compagnie vorrebbero ampliare.
Sono i Comuni che devono autorizzare questi impianti, verificandone la conformità alle norme, e dandone la più ampia comunicazione ai cittadini; la mancanza di un effettivo coinvolgimento dei cittadini (non una semplice comunicazione ai giornali) da parte dei Comuni, nei due casi citati, è la prima mancanza da censurare.
Ancor più grave che a fronte di richieste di chiarimenti e documentazione, in particolare a Faenza, si risponda che è la compagnia a non autorizzare l’accesso agli atti, in quanto contenenti informazioni sensibili.
Noi pensiamo che siano le Amministrazioni che devono garantire l’accesso agli atti: il problema non è divulgare segreti industriali e commerciali, ma conoscere le caratteristiche generali dell’impianto, a partire dall’analisi dell’impatto elettromagnetico, è un diritto che i cittadini devono avere e che le amministrazioni devono garantire.
Il problema non può essere affrontato caso per caso, come suggeriva opportunamente l’avvocato Alessandro Vasi, recentemente sui giornali locali, ma attraverso una “sorta di piano regolatore”.
A questo proposito, Il Comune di Bologna dal 2021 si è dotato di un REGOLAMENTO PER L’INSTALLAZIONE E L’ESERCIZIO DEGLI IMPIANTI DI TELEFONIA MOBILE che… intende assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti per la telefonia mobile, garantendo l’esigenza di copertura del servizio sul territorio e attenendosi al principio di cautela e alla minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, con particolare riferimento ai ricettori sensibili…
Noi pensiamo sarebbe utile, assieme ad associazioni e comitati disponibili, avviare con tutte le amministrazioni locali un confronto per definire anche in provincia di Ravenna regole e procedure di questo tipo.
Allegato
Comune di Bologna – Regolamento per l’installazione e l’esercizio degli impianti di telefonia mobile