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Incendio alla Lotras: qualche ulteriore domanda


Incendio alla Lotras: qualche ulteriore domanda

Alcuni giorni dopo l’incendio alla Lotras System, scatenatosi nella notte tra l’8 ed il 9 Agosto, pubblicammo considerazioni che altro non erano se non un semplice elenco delle domande che numerosi cittadini si ponevano, non senza una certa apprensione.

A distanza di poche settimane riproponiamo altre domande sollecitate, questa volta, dalle informazioni fornite durante la seduta del Consiglio comunale del 9 Settembre.

Condividiamo, con tutte le persone che, a vario titolo, hanno avuto un ruolo attivo nella gestione della grave emergenza che è seguita all’incendio, la certezza che le strategie di intervento siano state programmate e attuate con tempestività e con competenza, scongiurando ulteriori gravi e imprevedibili danni all’ambiente. È chiaro il riferimento alle azioni poste in atto, fin dalle prime ore, per evitare che l’ingente quantità di acqua utilizzata, se non per spegnere almeno per contenere l’incendio, e inquinata dalla liberazione di olio alimentare sottoposto ad elevate temperature, potesse, attraverso il fosso Vetro, confluire nel Fiume Lamone e, nel giro di pochi giorni, giungere al mare.

Detto questo, durante il Consiglio comunale del 9 Settembre sono stati forniti alcuni dati che, a nostro parere, richiedono un approfondimento.

Pertanto, le domande.

Le prime si riferiscono ai due interventi del Dott. Marco Canè di Arpae.

In risposta alle interpellanze poste da alcuni consiglieri il Dott. Canè ha affermato che « … campionatore, se ne avessimo avuti a disposizione altri per un evento di questa magnitudo ne avremmo posizionati sicuramente altri. Non li abbiamo, per cui purtroppo la scelta è stata quella di metterlo dove la Sala Meteo ci aveva dato indicazione della possibile ricaduta … ».

Sì, ogni provincia dispone di un solo campionatore ad alto volume e, anche in caso di emergenze, non può fornirlo ad altre provincie. Non a caso, la Provincia di Forlì ne ha attivato uno ai confini con la Provincia di Ravenna. Perché non è stato chiesto anche alla Provincia di Bologna di attivarne uno ai confini ovest con la Provincia di Ravenna? All’incirca alla stessa distanza di quello di Forlì avrebbe fornito ulteriori dati.

Ma è lo stesso Dott. Canè a dover ammettere che se ne avessero avuti altri li avrebbero certamente attivati: « … mi piacerebbe moltissimo avere la possibilità quando succedono eventi di questa magnitudo di poter mettere in campo due o tre strumenti …». Possibile che Arpae, con un bilancio di circa 85 milioni annui e con un costante utile, non possa prevedere l’acquisto di alcuni campionatori da aggiungere, quando si verificano emergenze, a quello in dotazione in ogni provincia?

Però, stando alle parole del funzionario Arpae, un’alternativa poteva esserci: « … si potrà utilizzare la centralina della qualità dell’aria [riteniamo quella posizionata nel Parco Bertozzi, n.d.r.] che viene già utilizzata anche per fare monitoraggi di più lungo periodo anche sui microinquinanti organici, analizzando i filtri … ». Perché non è stata attivata, da subito, questa procedura? I punti di controllo sarebbero stati due, quasi tre, con ulteriori possibilità di confronto..

Ma un altro passaggio ci ha sorpresi: « …è stato semplicemente sostituito il campionatore [posizionato all’interno della scuola “Don Milani”, N.d.R.] che viene definito ad alto volume con un altro campionatore che sta procedendo con i campionamenti e cesserà più o meno con l’inizio della scuola … ». Immaginiamo che, per garantire una omogenea continuità nella raccolta dei dati, questo secondo campionatore non possa essere dissimile dal primo. Perché, dunque, se disponibile, non è stato utilizzato da subito in altro luogo? Oppure si tratta di uno strumento con caratteristiche tecniche inferiori? Ma quale può essere, in tal caso, lo scarto nella qualità delle informazioni rispetto al primo campionatore?

Uno o più campionatori? Questione non proprio irrilevante che ci riconduce ad un paragrafo del primo rapporto ARPAE, quello del 10 Agosto relativo alle vicende del giorno precedente: «È stato posizionato e avviato un campionatore alto volume nei pressi dello stabilimento per la ricerca di diossine/furani, idrocarburi policiclici aromatici e metalli: i risultati saranno disponibili lunedì 12 agosto». Di quale campionatore si argomenta? Non crediamo si possa trattare di quello posizionato, nello stesso giorno, all’interno della Scuola “Don Milani”, a meno che un oggetto ad una distanza di oltre 4 chilometri in linea d’aria possa essere ritenuto “… nei pressi di …”. Un altro campionatore ad alto volume, dunque, e nei pressi dello stabilimento. Interessante. Ma i dati raccolti da questo campionatore sono stati resi pubblici il 12 agosto, come precisato? Non ne abbiamo trovata alcuna traccia nei rapporti ufficiali. Possibile averli? Oppure, più banalmente, si è trattato di un errore nella comunicazione?

Impossibile concludere senza una precisazione: il Dott. Canè è il Direttore tecnico del Distretto territoriale di Ravenna, e da tecnico si è  assunto l’incarico di sollecitare i responsabili di Arpae a porre rimedio ai limiti sopra emersi ed ammessi, limiti che a noi appaiono tutt’altro che veniali. Di questo non possiamo che essergli grati.

Le ulteriori domande riguardano le concentrazioni  di diossine in un campo di erba medica a ridosso del magazzino Lotras, fornite dalla Dott.ssa Raffaella Angelini dell’AUSL e pubblicate nel rapporto preliminare AUSL del 30 Agosto 2019.

Dati che ci interrogano e per più ragioni:

  • innanzitutto gli elevati valori di PCCD/F e PCB DL (ossia diossine, furani e diossine simili): oltre 11 volte la concentrazione limite;
  • il fatto che quello sia stato l’unico campione raccolto nelle immediate vicinanze del capannone Lotras. Per confronto, la centralina di Via Corbari è posizionata ad una distanza dalla fonte dell’incendio di oltre 4,2 chilometri;
  • e, infine, che il campione sia stato prelevato da una zona che si trova in direzione Est, Sud/Est (incertezza dovuta alla mancanza del riferimento geografico) rispetto al capannone, quasi all’opposto rispetto alla posizione della centralina di Via Corbari, posta in direzione Sud Ovest.

Certo, si tratta del dato relativo ad un campione puntuale e non del valore medio tra più campioni recuperati dal campo di erba medica; certo, l’erba medica ha un elevato rapporto tra la superficie fogliare e la massa e, dunque, si dimostra efficace nel “catturare” i microinquinanti; certo, i fumi sono stati sospinti ad altezze fino a 300 metri dal suolo e distribuiti dai venti in tutte le direzione, diluendo le concentrazioni di inquinanti.

Tuttavia, questo semplice dato si apre ad altre domande.

Dalle relazioni Arpae risulta che, nel giorno dell’incendio, il 9 agosto: «Sono state effettuate misure attorno allo stabilimento con fiale Draeger per rilevare specificatamente acido cloridrico e ammoniaca». Nient’alto che questo? Esistono strumenti portatili per il rilievo delle diossine che permettono di avere, in tempi relativamente brevi, risultati forse non definitivi ma sicuramente indicativi dello stato dell’emergenza. Non sono di certo economici (almeno 200.000 euro con costi di manutenzione annui di alcune decine di migliaia di euro), ma Agenzie regionali per la prevenzione, l’ambiente e l’energia di diverse regioni italiane li hanno in dotazione. Immaginiamo che Arpae ne sia sprovvista, altrimenti non avrebbe che potuto utilizzare queste strumentazioni in una emergenza che il Dott. Canè ha definita di elevata magnitudo. Per ragioni tecniche? O, più meramente, per ragioni economiche?

Come precisato prima, la posizione del campo di erba medica è, rispetto all’ubicazione del capannone Lotras, in direzione Est, Sud/Est, dunque in direzione ben diversa rispetto a quella del campionatore in Via Corbari. La scelta del posizionamento, come precisato in più occasioni,  è stata fornita da Servizio Meteorologico Regionale, ma i dati giornalieri pubblicati dall’Osservatorio Meteorologico Comunale “E. Torricelli” di Faenza, pur indicando una costante variabilità della direzione dei venti, segnalano una direzione media prevalente, nel periodo 9-15 Agosto, in direzione Sud, Sud Est (SSE). Dunque, una significativa discrepanza che potrebbe aver inciso sulla attendibilità dei risultati dei campionamenti. Fino a che punto? Come non chiedersi se questi dati locali siano stati, oppure no, presi in considerazione? Presentano limiti di rilevazione tali da renderli inutilizzabili in un’indagine sulla ricaduta a distanza dei microinquinanti?

 

Incendio alla Lotras: qualche ulteriore domanda ultima modifica: 2019-09-22T16:47:52+00:00 da Giorgio Della Valle

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