Comunicato stampa Faenza 20 Luglio 2021
Qualche appunto sulla richiesta di costruire da parte della società Enomondo, per l’ampliamento dei piazzali di deposito ACV (Ammendato Composto Verde) in via Convertite, 8 a Faenza
Le motivazioni addotte da Enomondo sono: ” … razionalizzare la gestione dei piazzali di deposito della biomassa, anche alla luce del principio di incendio dell’agosto 2019 che ha indicato la opportunità di esercire l’impianto con spazi più ampi tra un cumulo e l’altro, oltre a realizzare un nuovo piazzale dedicato alla gestione dell’Ammendante Compostato Verde”.
La società precisa che: l’intervento di variante non comporta modifiche al tipo e quantità di combustibile autorizzato ed alla potenza dell’impianto, che pertanto sono invariate.
Questa precisazione è importante, anche perché nello stesso sito vengono bruciati residui di Rifiuti Solidi Urbani, che in passato – la società, partecipata da Caviro e Hera – voleva aumentare e che invece dovrebbero progressivamente diminuire fino a scomparire, ma tale questione esula da quella presa adesso in esame.
L’ampliamento richiesto, secondo la relazione tecnica, prevede i seguenti interventi:
- urbanizzazione di un piazzale di superficie complessiva pari a 15.700 mq e relativa viabilità circostante. Tale intervento è suddiviso in successive fasi temporali ed è realizzato parte all’interno dell’attuale stabilimento Caviro/Enomondo (4.200 mq) e per la restante parte nella parte oggetto di nuovo acquisto;
- spostamento del metanodotto esistente;
- fascia a verde di mitigazione dell’area da cedere all’Amministrazione Comunale in applicazione dei principi dell’art. 35 L.R. 24/2017. La fascia è interamente realizzata nell’area di nuova acquisizione.
La superficie oggetto di acquisto è pari a 60.000 mq. Solamente 28.650 mq sono soggetti a variante urbanistica e comprendono:
- piazzali e viabilità a servizio dello stabilimento Caviro/Enomondo: 13.750 mq
- area da cedere (pari al 15% di tutta la superficie di nuovo acquisto): 9.000 mq
- area permeabile verde: 5.900 mq
La restante parte (31.350 mq), pur se all’interno dello stabilimento Caviro/Enomondo, resterà a destinazione agricola.
Alle superfici sopra individuate sono da aggiungere 4.200 mq, ricavati all’interno dell’attuale stabilimento Caviro/Enomondo, in area disciplinata dalla scheda U68 di RUE, che saranno adibiti a piazzali a servizio dell’attività.
La superficie territoriale è pari a 32.850 mq dati dalla somma dell’area soggetto a variante (28.650 mq) e dai piazzali e viabilità ricavati all’interno dello stabilimento (4.200 mq).
La superficie fondiaria è pari a 23.850 mq dovuti alla somma della superficie di viabilità e piazzali in area di nuova acquisizione (13.750 mq), di piazzali e viabilità interni allo stabilimento (4.200 mq) e del verde permeabile ricavato nell’area di nuova acquisizione (5.900 mq).
Per quanto riguarda il calcolo della permeabilità si è considerato quanto disposto dall’art. 26 del RUE che stabilisce una quota pari al 30% della superficie fondiaria pari 23.850 mq. Dunque la superficie permeabile minima deve essere pari a 7.155 mq. Come detto, 5.900 mq sono ricavati all’interno della superficie oggetto di variante urbanistica, mentre la restante parte (1.255 mq) relativa alla trasformazione dei 4.200 mq interni alla scheda U68 si ritiene sia assolvibile nella fascia verde di cui è prevista la cessione.
Quello che desta immediatamente attenzione è l’entità della richiesta di ampliamento: 15.700 mq e soprattutto 60.000 mq di acquisizione di un’ area agricola confinante (si tratta di un’area “Ambito ad alta vocazione produttiva agricola di pianura” – un vigneto – dove non si possano realizzare impianti di natura industriale e per questa ragione occorrerebbe la variante urbanistica, in modo che il terreno risulti classificato come “Ambito produttivo sovracomunale”).
Quest’area così ampia verrebbe utilizzata per meno della metà, infatti si dichiara: La restante parte (31.350 mq), pur se all’interno dello stabilimento Caviro/Enomondo, resterà a destinazione agricola.
Questo resterebbe terreno agricolo ? O non invece un’area per un futuro ampliamento, di più facile autorizzazione?
Per quanto riguarda i 9000 mq (pari al 15% di tutta la superficie di nuovo acquisto) da cedere, secondo le norme vigenti (che prevedono una quota non inferiore al 15 per cento della superficie complessiva destinata a tali insediamenti) all’Amministrazione Comunale; l’ipotesi prevederebbe la realizzazione di una fascia a verde attrezzato, lungo il perimetro sud est, di larghezza media tra 12 e 15 m, e di una fascia a verde attrezzato lungo il perimetro nord ovest, in modo da delimitare su tutto il confine lo stabilimento Enomondo.
Sostanzialmente un ennesimo pezzo di percorso (ciclo)pedonale, che non parte e non porta da nessuna parte, come tanti altri in città – per i quali l’Amministrazione deve sobbarcarsi gli oneri di manutenzione – fortunatamente in questo caso la manutenzione dovrebbe a carico di Enomondo); ma in questo modo la società risolve contemporaneamente il dovere della cessione di una parte della superficie all’Amministrazione e quello dei necessari interventi di mitigazione previsti dalle normative.
A questo proposito lasciano perplessi alcune affermazioni contenute nella relazione tecnica:
Con riferimento alla Perequazione si precisa che l’intervento non prevede la cessione di ulteriore superficie di terreno attrezzato, oltre al 15% previsti dall’art. 35 L.R. 24/2017 per le motivazioni di seguito esposte:
- La L.R. 24/2017 non prevede in maniera esplicita che la nuova urbanizzazione di uno spazio agricolo in ambito industriale debba sottostare ad una doppia cessione di terreno, una parte per la formazione degli standard (15%) ed una ulteriore parte per la perequazione. E’ evidente infatti che da un lotto vergine, con superficie pari a 100% , tolti 15% di standard, se dovessimo cedere anche un ulteriore 15% di perequazione ed aggiungere il rispetto della permeabilità minima 30%, si arriverebbe a poter fruire di un lotto per il solo 50% della superficie originaria. Nell’attuale contesto socio economico, che ha visto una forte crisi economica abbattere il mercato immobiliare delle aree industriali dal 2008 in poi, tali orientamenti non renderebbero sostenibili gli investimenti.
- La norma regionale abroga la LR 20/2000 su cui si fonda il PSC e di fatto si ritiene non proponibile il meccanismo di cui all’art. 14 dell NdA approvato nel 2010.
- La trasformazione di progetto non rientra negli ambiti di previsione del PSC e come tale non può essere assoggettata alla perequazione prevista per l’attuale ambito 14.
Per le motivazioni sopra riepilogate Enomondo ritiene di non dover cedere un ulteriore 15% di terreno rispetto a quanto previsto dall’art. 35 L.R. 24/2017.
Riteniamo non sia possibile che una società privata si arroghi il compito di interpretare le norme, scegliendo le parti più favorevoli delle vecchie e delle nuove normative… In ogni caso è bene ricordare che quelle nuove, ossia la Legge Regionale 24/17 – anche in attesa della definizione del nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) – prevede strumenti come gli “accordi operativi” tra Amministrazioni e privati, che appunto possono prevedere intese tra le parti e non interpretazioni unilaterali dei privati.
Includendo anche quest’ultimo aspetto, avanziamo le seguenti considerazioni:
- la L.R. 24/17 “assume l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere entro il 2050”; “la pianificazione territoriale e urbanistica può prevedere, per l’intero periodo, un consumo del suolo complessivo entro il limite massimo del 3 per cento della superficie del territorio urbanizzato”;
- in applicazione di questi principi, la relazione illustrativa sul “Territorio Urbanizzato ai sensi dell’art.32 della L.R. 24/17” dell’Unione della Romagna Faentina, indica che la “Quota massima di suolo consumabile all’interno e all’esterno del Centro Urbano” sarebbe, per il Comune di Faenza, di 497.001 mq;
- consumare in un colpo solo 60.000 mq di terreno agricolo rappresenterebbe il 12% di quello disponibile da qui al 2050.
Conseguentemente riteniamo che:
- la richiesta di Enomondo è indubbiamente sovradimensionata e andrebbe, quando meno, ridimensionata alla metà;
- la proposta di “compensazione” all’Amministrazione con i 9000 mq (o quello che dovrebbe essere) posizionati ai margini dello stabilimento, non rappresenta un reale interesse pubblico e non può essere accettata;
- anche in vista della predisposizione del Piano Urbanistico Generale e del nuovo Regolamento Edilizio, non sarebbe più opportuno che – a fronte di proposte come quella di Enomondo (qualunque sia la superficie da cedere all’Amministrazione) – si prenda in considerazione anche l’ipotesi che per compensare il consumo di suolo vergine si chieda che parallelamente si acquistino e si cedano aree oggi previste come edificabili, ma tuttora libere, ritrasformandole in terreno agricolo o aree verdi?