Comunicato Stampa Faenza 30 Gennaio 2021
Un fantasma si aggira nell’orto della Ghilana. Meglio i cavoli, che il cemento, a km 0
Leggiamo, sulla stampa locale di questi giorni, che l’area dell’orto di villa Ghilana sarà probabilmente il primo cantiere di edilizia residenziale di un certo spessore a partire in epoca covid.
In particolare in questo periodo, avremmo preferito avere notizia che potrebbero partire tanti cantieri di rigenerazione di parti della città degradate, di efficientamento energetico di tante abitazioni, utilizzando anche i benefici dell’eco bonus del 110%.
Invece si torna a parlare di una delle “manifestazioni di interesse”, di cui si è molto discusso un anno fa,ossia quella avanzata da CO. ABI in via Firenze.
Nonostante le denunce, nostre e di altre associazioni, che rilevavano come “in un contesto paesaggistico sensibile, la costruzione di nuovi edifici andrebbe ad alterare l’identità di un luogo rurale che circonda la storica villa Ghilana. Il nuovo cemento, e relativo consumo di suolo, restringerebbe l’attuale area rurale davanti alla villa; spezzando l’unità paesaggistica, e visiva, con l’ansa del fiume”, il passato Consiglio Comunale l’ha approvata a maggioranza, subordinandola però ad una serie di importanti “compensazioni”(interventi sul parco fluviale, passerella sul fiume, collegamenti ciclabili con il quartiere Orto Bertoni, ecc.).
A proposito della necessità di non consumare nuovo suolo agricolo, noi continuiamo a pensare che sarebbe meglio continuare a poter comprare i cavoli a km 0 dell’orto della Ghilana, piuttosto che vedere al suo posto altre 12 villette di lusso.
Ma CO. ABI, si sta portando avanti coi lavori, ha esposto nel sito un cartellone, che potrebbe configurarsi come pubblicità ingannevole, si può leggere: ”Vendesi prestigiosa villa”, ma anche “vendesi villette…” il messaggio dovrebbe riguardare, oltre alla vendita della Ghilana, la possibilità di utilizzare un lotto posto dietro per una villa unifamiliare, mentre l’approvazione per la lottizzazione dell’orto e le altre ville, ancora non esiste.
Il Presidente di CO.ABI, Pier Antonio Rivola, lo riconosce, ma afferma che “al momento sono aperte le vendite…” e aggiunge “la nuova Giunta è collaborativa e consapevole…”.
A differenza della discussione dello scorso anno, sulle disponibilità a concedere nuove urbanizzazioni, oggi non si potrà più dare la colpa al vecchio assessore all’urbanistica Domizio Piroddi, poi dimessosi, i vincoli programmatici della nuova maggioranza dovrebbero essere più stringenti, in particolare a partire dagli impegni per: “un piano di riqualificazione urbana e territoriale, che ponga fine al consumo di suolo e ne preveda la messa in sicurezza”; nell’ambito delle azioni che saranno definite dal nuovo Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), impegno alla riduzione del 60% delle emissioni di CO2 entro il 2025; nell’ambito delle azioni di efficientamento energetico di tutti gli immobili, impegno a intervenire nel complesso gli edifici di proprietà pubblica a partire da tutte le scuole della nostra città.
In particolare nella situazione del nostro territorio, dove, come è ampiamente noto, ci sono 3800appartamenti vuoti (dato ISTAT) e altri 3300 nuovi alloggi si potrebbero già realizzare in aree edificabili, come cerchiamo di documentare; due casi sono visibili sul nostro sito: il mancato eco quartiere di SanRocco e il quartiere “Fornarina di Sopra”, ma ve ne sono anche altri, come l’avvio dell’urbanizzazione nella Colombarina.
Noi continuiamo a pensare che piuttosto che valutare ancora nuove urbanizzazioni, l’Amministrazione Comunale dovrebbe accelerare i tempi per l’avvio del Percorso partecipativo sul Piano Urbanistico Generale e del Piano di Azioni per l’Energia Sostenibile e il Clima; predisporre l’Albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana, come previsto dalla Legge regionale, individuando le rispettive proprietà (pubbliche, private, fondazioni, ecc.). Tutto questo, per indicare gli interventi di rigenerazione e efficientamento dentro la città costruita, che hanno effettivamente un interesse pubblico, sui quali possono essere richieste eventuali “compensazioni” future e chiedere ai potenziali investitori di indirizzare lì i loro progetti, anche tenendo conto degli importanti incentivi e bonus pubblici oggi a disposizione.