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Il biodigestore a Granarolo non può essere autorizzato.

Faenza, 9 Gennaio 2024   Comunicato stampa

 

Il biodigestore di BYS S.R.L. a Granarolo Faentino non può essere autorizzato.

Bene che anche l’Amministrazione Comunale sul biodigestore di Granarolo Faentino, condivida le preoccupazioni di cittadini e associazioni.
Preoccupazioni che, da tempo, ci hanno portato a sostenere che “quell’impianto non è compatibile con l’assetto territoriale”.
Come è noto, Legambiente non è contro impianti di biogas e biometano, quando questi sono “fatti bene”. Ossia, quando sono opportunamente progettati, alimentati con i previsti materiali di scarto e di recupero (non con colture agricole dedicate) recuperati da zone limitrofe e collocati in aree dove possano avere il minimo impatto ambientale e territoriale.
Non è questo il caso del progetto di BYS, società agricola impianti S.R.L. di SNAM.

Intanto, più che di “riconversione” si deve parlare di nuova costruzione, infatti si tratta di un nuovo impianto che amplia di circa una volta e mezzo la superficie attualmente occupata. Nell’area in questione, secondo l’art.32 della L.R.24/17, “sono da escludere i rilasci di titoli abilitativi riguardanti le nuove costruzioni...”; inoltre, essendo l’area di impianto inserita tra quelle allagate negli eventi di maggio 2023, il Piano Speciale preliminare redatto a seguito degli eventi alluvionali di maggio 2023, “.. esclude nuove costruzioni nelle aree allagate “.

Ma, oltre a questi riferimenti, già sufficienti per bocciare il progetto, vorremo riportare alcuni dati, reperiti attraverso l’accesso agli atti sulla documentazione prodotta dalla società, che dimostrano un impatto ambientale e territoriale non sostenibile sia per la mole dei materiali movimentati che per l’incremento del traffico dei mezzi di trasporto, circa 6000 mezzi pesanti/anno.

Sui dati – stato attuale e stato di progetto – di riepilogo delle biomasse utilizzate, si evince che si passerebbe dalle 22.190,22 Ton/anno attuali, a 49.600 Ton/anno future, più 6.000 Ton/anno di consumo di acqua. Oltre alle grandi quantità di materiali, sulla tipologia risultano esserci quote di cereali che presumibilmente proverebbero da colture dedicate.

Rimarchiamo poi l’impatto insostenibile che avrebbero i trasporti, citando i documenti redatti dall’azienda: Il numero totale annuo dei mezzi in ingresso e in uscita dall’impianto è quindi pari a 4.818. Il mese con il maggior numero di mezzi è agosto: mese in cui il mais viene trasportato in impianto per l’insilamento.
Nel caso di consegna del gas alla rete tramite carri bombolai, è da prevedere un traffico giornaliero su strada di questi mezzi, assimilabili a camion con rimorchio. Pertanto ai 4.818 mezzi sopra calcolati sarà necessario aggiungere 1.095 mezzi/anno costituiti da carri bombolai per il trasporto del biometano al punto di consegna.
I mezzi da e per l’autostrada utilizzeranno il percorso che, ad eccezione di via Fabbra (via di accesso all’impianto) si svolge tutto sulla SP8.
I mezzi che invece trasportano in impianto i prodotti da insilare o che trasportano il digestato ai campi utilizzeranno le strade circostanti l’impianto.
Si evince che la strada su cui insiste la totalità del traffico indotto è la via Fabbra, strada di accesso all’impianto”.

Per chi non conoscesse via Fabbra, ricordiamo che ha una larghezza di 2,75 metri (i carri bombolai sono larghi 2,47 metri), che è interna all’impianto storico della centuriazione romana e quindi non può essere modificata come recita l’art. 23 del RUE ancora in vigore.
A noi pare che queste ultime dichiarazioni, testuali del progetto dell’azienda, confermino, ancor più, le ragioni per le quali questo progetto non può essere autorizzato.

Il biodigestore a Granarolo non può essere autorizzato. ultima modifica: 2025-01-10T14:39:55+00:00 da Giorgio Della Valle

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