Bee Hotel per impollinatori solitari apre a Faenza
È stato più complicato di quanto potessimo aspettarci e i tempi si sono allungati, ma l’arrivo della nuova stagione non ci ha trovati impreparati.
Del Bee Hotel per impollinatori solitari parlammo qualche tempo fa, quando Giancarlo venne con l’involucro e lo fissammo al tronco di un olmo, proprio vicino alle api di Bea, insomma quelle del progetto Bee Kind.
Ma come arredare quel contenitore grande e vuoto?
Recuperammo dai tronchi di una tamerice del parco del Museo Malmerendi, divelti da un forte vento, un buon numeri di ceppi. Forarli in tutta la loro lunghezza, venti centimetri? Non proprio facile. Nuovamente, le competenze e la strumentazione di Giancarlo furono la soluzione.
E questo è il risultato del primo intervento.
Ben fatto ma insufficiente. Di nuovo da Giancarlo a forare altri ceppi, questa volte di noce, ai quali abbiamo aggiunto anche uno sorta di batteria di legnetti fresati che potranno essere scomposti e ci permetteranno di visionare i nidi degli impollinatori selvatici all’interno. Ammesso che qualcuno di loro trovi gradevole la sistemazione.
Siamo dunque alla seconda fase dell’avanzamento lavori.
Qualche imprecisione, qualche pezzo messo al contrario, e ancora un sacco di spazi vuoti. Da riempire con canne di bambù. Da non crederci, ma è stato il lavoro più lungo e noioso: decine di canne di bambù fatte a pezzi tutti della giusta, quasi, misura; e poi l’inserimento negli spazi lasciati vuoti dai ceppi di legno, un pezzo per volta, e chissà quante volte abbiamo dovuto ricominciare.
Una tappa intermedia.
Qualche dettaglio.
E, finalmente, consegna del manufatto completato. Non ci sembra nemmeno malaccio. Ci rimane da sperare che la pensino allo stesso modo anche le femmine degli impollinatori solitari alla ricerca di un luogo per l’edificazione dei loro nidi. Ne abbiamo viste alcune gironzolare in questi giorni attorno al Bee Hotel, ma sembra che siano ancora sull’aspettativa.
