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Bee Kind: i primi risultati del monitoraggio con le api a Faenza

 

I primi risultati del monitoraggio con le api a Faenza

Di seguito la trascrizione sintetica degli interventi di Elisabetta Tedeschi (Conapi) e di Claudio Porrini (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari – DISTAL, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) durante l’incontro tenutosi il 12 aprile 2023 al Museo Civico di Scienze Naturali “Malmerendi” a Faenza.

 

 

Intervento di Elisabetta Tedeschi – CONAPI

Il CONAPI (Consorzio Nazionale Apicoltori) è la più grande cooperativa di apicoltori d’Europa, associa circa 600 apicoltori dal Piemonte alla Sicilia, si dimostra un ottimo osservatorio della realtà apistica italiana.

Il progetto “Api e Orti Urbani” è nato nel 2017 dalla collaborazione del Conapi con il DISTAL, nella persona di Claudio Porrini, dell’Università di Bologna e con altri soggetti, dopo gli anni delle pesanti mortalità di api, che si registravano in tutta Italia, causate anche dall’intenso utilizzo dei pesticidi neonicotinoidi. Dopo quegli avvenimenti venne avviata una campagna nazionale, che coinvolse molte istituzioni nazionali, per risalire alle diverse cause di quelle morie improvvise e devastanti.

A livello economico il contributo dell’apicoltura è modesto rispetto a quello dell’agricoltura, tuttavia l’ape fornisce a quest’ultima una funzione fondamentale, quella dell’impollinazione, ma a questa se ne ne aggiunge un’altra molto importante, quella legata al lavoro capillare che l’ape svolge nel territorio prelevando milioni di microcampioni di aria, acqua, nettare, polline e altro ancora.

Sulla base di queste considerazioni Conapi ha voluto questo progetto che fornisce dati scientificamente controllati dall’Università di Bologna. Rimane la difficoltà legata alla loro interpretazione: trovare glifosato nelle api non autorizza a concludere che tutti gli agricoltori della zona ne facciano uso. Tuttavia questi dati richiamano l’attenzione su una categoria di animali, gli insetti, di cui ci si occupa poco, sebbene gli invertebrati rappresentino circa l’80% di tutte le specie viventi; inoltre gli apiari collocati nelle vicinanze delle abitazioni e delle scuole aiutano a veicolare un messaggio a più persone e soprattutto agli studenti e alle studentesse.

Le api hanno molte informazioni da darci: la capacità di adattarsi al mutare degli elementi dell’ambiente, di prevedere le azioni e di riuscire a sfruttare al meglio quanto offerto, ma soprattutto di raggiungere gli obiettivi in modo collettivo, con una fitta rete di relazioni.

 

Intervento di Claudio Porrini (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari – DISTAL, dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.

Il Progetto “Api e Orti Urbani”, è stato promosso e sostenuto da Conapi in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna.

Nel 2022 il progetto si è attuato in sei città: Torino, Milano, Roma, Bologna, Bari e Faenza.

L’indagine di biomonitoraggio ambientale, avviata nel 2017, mira a valorizzare il ruolo dell’ape nelle città quale agente impollinatore e a dimostrare le sue performance di bioindicatore.

I periodici prelievi delle api e le analisi chimiche dei campioni prelevati negli apiari collocati nelle diverse città hanno lo scopo di individuare la presenza di eventuali residui di pesticidi e metalli pesanti nell’ambiente. Inoltre, le postazioni sono gestite da associazioni che svolgono un’attività sociale e di educazione ambientale, con l’obiettivo di avvicinare alla natura persone che normalmente vivono in contesti artificiali.

I biondicatori
Definiti come rappresentazioni sintetiche di realtà complesse in quanto consentono di tener conto di interazioni sinergiche e, in alcuni casi, di svelare la presenza di sostanze immesse in maniera abusiva nell’ambiente.

Gli agenti inquinanti introdotti nell’ecosistema possono determinare la crescita o la rarefazione, la presenza o l’assenza, accumularsi nel loro corpo o indurre alterazioni comportamentali. In pratica, studiando la crescita o la decrescita o l’assenza di popolazioni di insetti oppure di piante si ottengono informazioni sulle condizioni di inquinamento ambientale.

I bioindicatori possono essere specifici per certi contaminanti (ad esempio, i licheni lo sono per l’anidride solforosa, SO2).

Indicatori fissi sono le piante, mentre gli indicatori mobili sono gli animali, ce ne sono molti tra cui le api.

Perché proprio l’ape?

Gli svantaggi

  • Poiché l’attività delle api si svolge con una temperatura di almeno 10°C, le loro colonie non sono “utilizzabili” nel periodo invernale.
  • Inoltre, le api bottinatrici possono non ritornare nell’alveare di origine per mortalità naturale, per deriva (rientrano in un altro alveare), o per mortalità dovuta a pesticidi (l’ape mostra una elevata sensibilità cerso i pesticidi).
  • Il censimento dell’intera famiglia in tempo reale per stadio ed età è non facile, una famiglia può comporsi di oltre 50.000 individui.
  • Le api scelgono le proprie fonti di cibo in modo autonomo, non controllabile.

I vantaggi
In un raggio di 1,5 km, e si tratta di un superficie di 7 km2, le api perlustrano il territorio compiendo giornalmente numerosissimi viaggi. Un calcolo empirico: in una famiglia di 40.000 api un quarto di loro, e cioè 10.000 api, sono bottinatrici, le api che escono dall’alveare alla ricerca di polline, nettare, acqua, propoli, visitano in media circa 1000 fiori al giorno, e dunque in ogni giorno le api di un solo alveare effettuano circa 10 milioni di microprelievi dall’ambiente, campionando tutte le componenti ambientali: vola nell’aria e con il corpo ricoperto di peli può intercettare eventuali inquinanti aerodispersi, si posa al suolo e sulle piante, beve molta acqua. Fatto decisivo per il loro ruolo di monitoraggio: tutto quello che le api incontrano casualmente e che raccolgono deliberatamente viene riportato in un punto unico che è l’alveare.

Oltre a ciò le api sono abbastanza facili da allevare, hanno costi di gestione contenuti, sono di fatto ubiquitarie e forniscono dati integrati nel tempo e nello spazio e, infine, indicano la biodisponibilità e gli effetti dei contaminanti su un modello di organismo vivente.

Ogni rilevatore di inquinamento fornisce una “visione” dello stato di compromissione del territorio indagato che non sempre collima con quello degli altri sistemi (chimico, fisici, elettronici, ecc.) dato che ogni indicatore capta in maniera peculiare gli inquinanti. I sistemi strumentali e biologici possono però integrarsi a vicenda, fornendo i primi un’alta precisione analitica e i secondi un’alta capacità di sintesi. La presenza nello stesso ambiente di entrambe le modalità di monitoraggio può contribuire ad una indagine territoriale quanto mai accurata.

Il progetto “Api e Orti Urbani” si basa su un protocollo di campo a cui si devono attenere i gestori delle postazioni coinvolte che prevede, in sintesi, un conteggio settimanale delle api morte, da inizio giugno a fine ottobre tramite apposite gabbie denominate “underbasket”; nel caso si superi una soglia critica (125 api morte a settimana per alveare) si procede ad esami di laboratorio per accertare la causa della anomala moria. Oltre a ciò, in due periodi (estate e autunno) viene effettuato il prelievo delle matrici “Api bottinatrici” e “Miele giovane” per la ricerca di 400 pesticidi, compreso il glifosato e di 10 metalli pesanti (Pb, Cr, Cd, Ni, Hg, Cu, Zn, V, Mn, Fe).

Il “miele giovane”
Una necessaria precisazione. La ricerca in oggetto è di tipo ambientale, non una indagine alimentare e il miele analizzato non è il miele destinato al consumo. Quest’ultimo, prima di essere venduto sul mercato viene estratto da numerosi telaini opercolati, provenienti da molti alveari, in altre parole da favi di cera che contengono miele portato a maturazione dalle api grazie ad un complicato e faticoso lavoro di disidratazione e porta il miele ad una percentuale di acqua inferiore al 18%. Il miele giovane, la matrice per la nostra indagine, è una piccola quantità proveniente solo dagli alveari-stazione, e non mescolato con quello di altri alveari. Si definisce “giovane” perché è il miele introdotto di recente nell’alveare, è più nettare che miele, non ha ancora subito il processo di maturazione.

I risultati a Faenza

Pesticidi – Le mortalità settimanali
Nelle prime settimane di giugno nelle gabbie “underbasket” è stata rilevata un’alta presenza di api morte, fino a oltre 1000 api alla settimana. Sono state campionate, ma non sono emersi dati che possano ipotizzare una mortalità da pesticidi; si ritiene che la moria significativa di api sia stata originata da una virosi.

Pesticidi – Residui
Gli esami effettuati in estate ed in autunno sulle api bottinatrici e sul miele giovane non hanno rilevato la presenza di pesticidi, tutti i valori sono risultati essere al di sotto del limite di quantificazione (LoQ). Insomma, intorno alla postazione di api del Museo “Malmerendi” a Faenza, per quanto riguarda i pesticidi, il 2022 è stato un anno tranquillo, mentre non lo è stato negli anni passati nelle altre città inserite nel progetto

Metalli pesanti
Situazione differente. I metalli pesanti sono inquinanti ubiquitari e diffusi da numerose fonti ed in continuazione a differenza dei pesticidi che vengono distribuiti in momenti precisi e in luoghi definiti, il frutteto irrorato con pesticidi in quel preciso giorno, ecc. Inoltre, i pesticidi si degradano, mentre i metalli no e rimangono per lungo tempo nell’ambiente rientrando nei cicli chimici-fisici e biologici.

Le anomalie relative alla presenza di metalli pesanti rilevate tramite le api consistono nella differenza tra il valore raccolto in una postazione e quelli calcolati su un periodo di riferimento (che nel nostro caso è relativo agli ultimi 15 anni).

Le anomalie in rosso indicano quanto i dati dell’anno considerato relativi alla postazione in studio si discostano dai valori di riferimento (VR) riportati in giallo. In verde vengono indicate le presenze di metalli inferiori ai VR.

Nelle seguenti tabelle sono riportati i valori dei metalli pesanti riscontrati nelle api bottinatrici e nel miele giovane, della stazione di Faenza.

Nella matrice API, Cromo, Nichel, Piombo, Rame, Vanadio, Ferro sono risultati al di sopra dei valori di riferimento sia in estate che in autunno, mentre nella matrice MIELE i valori più elevati sono stati Nichel, Piombo, Zinco e Cadmio in estate e Piombo, Cadmio e Mercurio in autunno. Solo il manganese presenta un dato in verde (più basso dei valori di riferimento) in autunno.

Questi dati sono in linea con quelli rilevati nelle altre città inserite nel progetto, come mostrato nella tabella successiva.

Pur nel limite dei dati disponibili, Faenza mostra una situazione, in riferimento alla presenza dei metalli pesanti (rilevata tramite questo sistema), leggermente meno problematica rispetto a quella nazionale.

Il 2022 è stato un anno critico per tutte le città inserite nel progetto. Torino, Milano, Bologna e Roma addirittura non hanno fatto registrare un solo valore verde (cioè inferiore ai valori di riferimento) diversamente da Faenza e Bari. Il motivo probabilmente è da imputare al fatto che Bari, essendo una città di mare, è molto ventilata, e Faenza forse perché è una città un po’ più piccola rispetto alle altre.

Quali metalli pesanti?
Analizzando complessivamente le frequenze in tutte le città della presenza dei metalli pesanti nelle due matrici (api e miele), ai primi posti troviamo il Piombo, il Rame, il Nichel, il Cadmio e il Ferro. Prendendo in considerazione solo Faenza i metalli pesanti maggiormente riscontrati sono risultati in linea con quelli delle altre città.

Conclusioni
Il 2022 è stato un anno critico. Percentuali di anomalie sono state riscontare in tutte le città, con il Piombo e il Nichel come metalli maggiormente riscontrati.

L’efficacia del metodo è stata avvalorata anche tramite questo progetto, infatti nel 2020, con le restrizioni al movimento delle persone e alle attività per la pandemia, le percentuali dei valori inferiori a quelli di riferimento sono state molto più elevate rispetto agli anni precedenti e a quelli successivi.

Uscendo dalla trascrizione ed esprimendo una nostra valutazione quale Circolo Legambiente Lamone Faenza, aspettiamo i dati di quest’anno per verificare se, per quanto riguarda la presenza dei metalli pesanti, la tendenza al peggioramento delle condizioni ambientali certificata dalle api si arresterà oppure si accentuerà ulteriormente. Anche qualora non si dovesse verificare la seconda alternativa, la tematica ambientale nel territorio urbano di Faenza meriterebbe non solo di essere al centro delle preoccupazioni di chi si occupa della cosa pubblica ma di diventare un tema di ampio dibattito collettivo.

 

 

Bee Kind: i primi risultati del monitoraggio con le api a Faenza ultima modifica: 2023-04-19T17:08:38+00:00 da Giorgio Della Valle

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