Un futuro oltre l’emergenza
La manifestazione spontanea – non autorizzata, ma estremamente composta – che gli alluvionati faentini hanno messo in atto domenica pomeriggio (nonostante una tentata provocazione da parte di Forza Nuova, subito respinta dai Comitati) ha molto ben espresso lo stato d’animo di chi, per la terza volta in 16 mesi, è andato sott’acqua e il sostegno dell’intera città.
Le carriole piene di fango, che aprivano il corteo, erano indirizzate a tutti gli interlocutori istituzionali: Von der Leyer, Meloni, Figliuolo, Regione, Autorità di distretto del Po, Sindaco, Hera.
Non c’è dubbio che le responsabilità siano diverse, sia rispetto alle scelte strategiche generali sia rispetto agli interventi diretti per prevenire ulteriori danni, ma legittimamente le comunità colpite chiedono a tutti di rendere conto.
Certo ci siamo trovati di fronte ad un evento eccezionale, in meno di 48 ore sono caduti 350 mm di pioggia, praticamente 350 bottiglie da un litro al metro quadro, praticamente è caduta quasi più acqua che durante i due eventi del maggio 2023 messi insieme.
Questa volta il terreno è riuscito ad assorbirne una certa quantità e la prevenzione in parte ha funzionato. Gli allagamenti sono stati meno estesi, ma comunque violenti, segno inconfutabile del fatto che il cambiamento climatico ci sta presentando il conto.
Oggi sembra siano molti di più coloro che ammettono che ci troviamo di fronte a mutamenti del clima che produrranno eventi estremi sempre più frequenti, ma si continua con le stesse scelte che li hanno prodotti: investimenti nel fossile, inquinamento, cementificazione….
La Commissione tecnico-scientifica istituita dalla Regione Emilia-Romagna aveva sconfessato le tante “stupidaggini” che avevamo sentito nelle settimane successive ai primi due eventi, sia per giustificare le cause sia per indicare le soluzioni.
Lo studio, indica alcune raccomandazioni circa gli interventi strutturali e non strutturali che sarebbe necessario mettere in opera. Sono raccomandazioni condivisibili che ricalcano in buona parte ciò che sosteniamo da anni. Gli eventi alluvionali vengono definiti “spartiacque tra passato e futuro” e pertanto obbligano a intervenire con approcci innovativi e non “semplicemente” con il ripristino di ciò che c’era.
Da qui il “piano speciale” che doveva avviare questi interventi “strutturali e non strutturali”, ma che ancora non è stato reso operativo.
Naturalmente – come ci ricordano opportunamente gli esperti più accorti – per questi interventi strutturali servono molti soldi (non certo i 20 milioni stanziati da ultimo dal Governo Meloni) si tratta di opere importanti: spostare gli argini, realizzare casse di espansione, controllare le tracimazioni… Per fare tutto ci vuole tempo, anni, forse decenni. E proprio per questo bisogna partire subito, con il coinvolgimento e la partecipazione delle comunità.
Esattamente l’opposto delle polemiche politiche strumentali che arrivano in particolare dal governo centrale.
La novità, di queste ultime ore, della nomina della Presidente facente funzione della Regione Irene Priolo a Commissaria per l’emergenza, potrebbe essere un’ occasione, non solo per intervenire sulle emergenze immediate, ma anche per sollecitare i necessari interventi di adattamento per la messa in sicurezza del territorio, recuperando i ritardi della struttura commissariale di Figliuolo.
Adesso la priorità è contribuire al sostegno alle popolazioni colpite dall’alluvione, sul quale anche noi siamo impegnati come associazione, ma nella campagna elettorale, di fatto già aperta per il rinnovo del Consiglio Regionale, occorre contrastare polemiche strumentali e pretendere impegni coerenti da parte di chi si candida a governare questa Regione.
Faenza, 23 settembre 2024
Circolo Legambiente Lamone Faenza