Non dimentichiamoci delle api e degli apicoltori della Romagna
Dopo alcune stagioni tutt’altro che favorevoli alla produzione di miele, sull’apicoltura dell’intera Romagna si è abbattuta la doppia alluvione di un mese di maggio piovoso e freddo. Senza esagerare, un vero disastro: migliaia di alveari persi e l’attività di numerosi apicoltori messa in seria difficoltà.
La dimensione economica dell’apicoltura è modesta se paragonata a quella di altri comparti del settore agricolo; tuttavia, soprattutto a seguito del drastico calo di altri insetti, l’attività di impollinazione delle api ha gradualmente assunto un ruolo essenziale nel garantire la fecondazione delle principali piante coltivate. Nella Romagna, in particolare per la diffusa presenza di frutteti, la produzione della frutta, e non solo, è legata in modo indissolubile alla presenza delle api e alla loro insuperabile capacità di fecondare i fiori e, dunque, garantire la crescita dei frutti.
Gli apicoltori professionisti, grazie alla loro capacità di trasferire le colonie di api laddove necessita l’attività di impollinazione, svolgono un ruolo essenziale. E proprio gli apicoltori professionisti hanno subito le più gravi conseguenze della violenta e repentina inondazione, per una duplice ragione: centinaia di alveari sono stati travolti nelle zone di pianura; come se non bastasse, un numero forse maggiore di famiglie di api si è ritrovato isolato nelle zone collinari non raggiungibili a causa delle numerose frane in una stagione che, piovosa e fredda, ha condannato un numero imprecisato di colonie ad una stentata sopravvivenza se non ad un probabile collasso per mancanza di scorte di miele. Il censimento dei danni subiti dall’apicoltura in Romagna, organizzato dall’Associazione Romagnola Apicoltori, ancora incompleto, stima una perdita ben superiore ai tremila alveari.
Già lo scorso anno, al termine di una primavera sfavorevole, alcuni apicoltori professionisti, a fronte di difficoltà gestionali sempre più complesse e costose, avevano ventilato l’ipotesi di abbandonare l’attività. Bene, quest’anno, dopo un simile disastro, temiamo che l’ipotesi di alcuni possa tradursi in una faticosa decisione per non pochi. E sarebbe un ulteriore disastro.
Noi di Legambiente Lamone Faenza conosciamo, un po’, da qualche anno il mondo dell’apicoltura romagnola, da quando cioè abbiamo attivato il progetto Bee Kind, lo ricordiamo, un piccolo apiario collocato nel parco del Museo Malmerendi di Faenza per monitorare l’ambiente e per svolgere attività didattiche. Se siamo riusciti ad attuarlo, nonostante le non poche difficoltà sorte, è grazie all’incontro con i responsabili dell’Associazione Romagnola Apicoltori (ARA) e con alcuni apicoltori e alla loro impagabile disponibilità. Ci sentiamo, dunque, in dovere di fare qualcosa di utile.
Semplice: raccogliere fondi e acquistare arnie e altro materiale apistico, aderendo al progetto di Legambiente
Ricostruiamo il cuore verde dell’Emilia-Romagna
Alcune immagini forniteci da Marco Gaudenzi, apicoltore in Faenza.