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«La legge è legge», cari ciclisti disturbatori

«La legge è legge», cari ciclisti disturbatori

 

Muoversi leggeri come farfalle e rondini, per vivere meglio.
È questo il senso di una decina di locandine appese, in prossimità delle scuole, da alcuni attivisti dell’Associazione ambientalista Extinction Rebellion.
Sono disegni attraenti con un messaggio semplice: muoversi in bicicletta migliora la vivibilità della città e contribuisce alla difesa dell’ambiente.
Si usa la fantasia per dialogare con i bambini, per produrre cittadinanza e creare luoghi educativi, come insegna la pedagogia poetica di Gianni Rodari.
Le locandine hanno questa impronta culturale e civica che supera il paradosso della disobbedienza civile della “affissione non autorizzata”, peraltro ammessa dagli autori.

Per comprendere l’azione degli attivisti bisogna allargare lo sguardo ben oltre l’uso dei cosiddetti cartelli “educaciclisti”, usati come supporto per affiggere le locandine.
Cartelli di tipo prescrittivo, pressochè invisibili, dedicati ad un’unica categoria, i ciclisti.
L’educazione alla “sicurezza stradale” e sull’uso dello spazio pubblico, andrebbe rivolta ai vari attori della strada; inoltre, sul piano della comunicazione, aggiungere altri cartelli stradali non ha alcuna utilità.

La più efficace campagna “sulla sicurezza” passa attraverso la “riconquista” partecipata dei luoghi, un tema che richiede l’adozione di una pedagogia dello spazio pubblico.
È un approccio basato su percorsi partecipativi (in uso da molti anni anche in Italia) che coinvolgono tecnici, cittadini, scuole, per la progettazione di spazi e percorsi da riconvertire e umanizzare.

Luoghi educanti, come dovrebbero essere i percorsi ciclo pedonali, realizzati in modo appropriato per garantire una mobilità sicura e piacevole; o come molti spazi del centro storico, in cui va recuperata la loro naturale funzione socializzante che oggi è negata dall’invasività del traffico.
Inoltre, è proprio intorno  alle scuole, dove gli ingorghi di auto producono evidenti infrazioni alle norme di legge e al senso civico, che bisogna organizzare uno spazio educante.

Una strategia di cui a Faenza, a tutt’oggi, non vi è traccia, né sul piano culturale e ancor meno a livello tecnico; basta fare un giro per rilevare una miriade di interventi casuali e incongruenze di ogni tipo, compresa la stessa segnaletica stradale.

Invece si pensa di semplificare il tema della ciclabilità, richiamando all’ordine i ciclisti indisciplinati, che certamente esistono.
Ma come dimostra la disciplina urbanistica, anche a Faenza la principale causa dei comportamenti scorretti deriva dalle storture di una viabilità organizzata a misura di auto, dove pedoni e ciclisti sono costretti ad “arrangiarsi” in spazi residuali e densi di ostacoli.

Da un tale contesto nasce il movente dei “ribelli” contro il degrado civico e ambientale.
I loro disegni, semplici ma efficaci, sollevano un tema cruciale di urbanità e di progresso civico: la qualità dello spazio pubblico in relazione ai suoi usi.
Disegni che però “disturbano”; espressione ulteriore di uno sguardo critico sulla mobilità, sulle lentezze amministrative, sui molti interventi inadeguati in materia di ciclabilità.
Criticità cresciute e stratificate negli anni, che incidono negativamente proprio sulla qualità dello spazio pubblico, quindi della vivibilità, della mobilità di pedoni e ciclisti.

Nel corso degli ultimi venti anni si sono realizzate, in ambito extra cittadino, alcune piste ciclabili utili; percorsi che però non si collegano al centro urbano in modo sicuro e agevole.
Un centro urbano in cui i percorsi ciclo pedonali si distinguono per la loro frammentazione, approssimazione costruttiva, presenza di ostacoli e criticità che non ne favoriscono l’uso.
In centro storico, si è realizzato un unico intervento di rilievo a favore dei ciclisti; si tratta della pedonalizzazione di Piazza del Popolo e di Piazza della Libertà, avvenuta nel 2010.

Già dal 1977 costituivano il cuore dell’area di “rispetto”, istituita dall’Amministrazione Lombardi che, salvo alcune differenze, è ancora alla base dell’attuale delimitazione di area pedonale e ztl.
Rispetto a 44 anni fa, quando l’indice di motorizzazione era quasi la metà dell’attuale, ben poco è cambiato per la mobilità ciclo pedonale in centro storico.
Anzi la situazione è nettamente peggiorata col piano sosta del 2013, spacciato come  mobilità sostenibile, per la presenza di un bus elettrico in servizio tra centro e periferia.
In realtà si tratta di un comunissimo piano di tariffazione della sosta, che ha ridotto il centro storico ad un unico parcheggio, intasando tutto lo spazio pubblico con stalli a pagamento.
È la negazione della sostenibilità, che invece prevede la priorità di dare più spazio alla mobilità di pedoni e ciclisti; il piano del 2013 va esattamente in direzione opposta.

Da oltre quattro anni si è in attesa di un PUMS, sul quale si sono prodotti fiumi di annunci.
Di recente si sono visti i primi passi, positivi, in materia di bike to work e i primi parziali interventi per le zone di rispetto davanti alle scuole.
Nell’attuale scenario sconfortante, non deve sorprendere se un gruppo di giovani e creativi ambientalisti esercita un motivato dissenso.
“Dimenticare” la norma sulle affissioni non sminuisce la finalità culturale dell’iniziativa; l’Amministrazione Pubblica, invece di sanzionare l’affissione non autorizzata con una multa, avrebbe potuto tenerne conto e limitarsi a un richiamo, anche considerando che alcuni attivisti di Extinction Rebellion appartengono alla FIAB.

Pochi mesi fa, nella vicenda relativa alle barriere installate dall’Amministrazione Comunale sulla ciclabile di viale Marconi e su quella per Borgo Tuliero, i ruoli si sono invertiti.
In quel caso “la distrazione” è stata dell’Amministrazione Pubblica, come indicato nel decreto col quale il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha imposto la rimozione delle suddette barriere in quanto “illegittime” (Prot. 0000443-02/10/2020).
Il suddetto Ministero era stato chiamato in causa da un ricorso inoltrato dalla FIAB.

Senza pensare lontanamente alla cosiddetta regola (non scritta) del contrappasso, cari ciclisti “disturbatori”: «La legge è legge», come dice Fernandel a Totò.
Una lezione bisognava darla!
Inoltre, i “disturbatori” su due ruote pretendono con insistenza di correggere i tanti errori della viabilità, che rendono difficile la vita a ciclisti e pedoni.
Anche se, come insegna Rodari, è più urgente “correggere gli errori”, che fare grandi proclami.

Una lezione di ben altro livello!
Ca va sans dire

 

Gianmarco Carcioffi
designer
ex consulente
Progettazione partecipata e comunicativa

Faenza, 1 Febbraio 2021

«La legge è legge», cari ciclisti disturbatori ultima modifica: 2021-02-02T17:51:53+00:00 da Giorgio Della Valle

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